Pagine

sabato 27 settembre 2008

L'anoressia trionfa nelle sfilate di Milano

modella
Emporio Armani

Non pubblico per rispetto delle ragazze le foto rubate nei vari backstage delle sfilate dove appaiono i loro scheletri celati solo da una tenue e trasparente pelle.

Le promesse degli stilisti sono peggio di quelle dei marinai. «Mai più taglia 36» avevano solennemente promesso, e a più riprese, dopo fatti di cronaca legati a quelle brutta bestia che è l'anoressia. E in seguito a quei fatti giù a non finire dibattiti in tivù e pagine e pagine sui giornali. Parole che hanno girato a vuoto, si sono avvitate su stesse e hanno poi riscodellato il problema tra noi uguale a prima se non ancora più aggravato.

Oliviero Toscani, checché ne dica e ne pensi, si può mettere il cuore in pace ché le sue provocazioni tali sono e tali rimangono, e non fanno venire fame tanto così alle poverette.

12 commenti:

  1. Per me, che perdere due chili richiede un grande sforzo fisico e mentale, vedere le modelle ridotte così mi fa una gran tristezza.
    Mi piacerebbe sapere se queste ragazze hanno intrapreso la professione per caso o se sono state spinte dalla madre ad esempio.
    Ritengo, spesso, che le brutte abitudini siano il più delle volte indotte dai cattivi insegnamenti.
    Conosco una "piccoletta" che a 10 anni fa discorsi come un'adulta sul peso e mettendola a confronto con mio figlio che ha la stessa età mi sembrano arrivare da due pianeti diversi...so benissimo che questa non è farina del suo sacco come suol dirsi!!!
    Come sappiamo l'anoressia ha origini psicologiche per cui dubito fortemente che chi si riduce così sappia esattamente cosa stia facendo.
    La moda è un mondo che per noi comuni è irraggiungibile sotto tutti i punti di vista e che ti meravigli se continuano sia gli stilisti che i fotografi ad accettare queste situazioni mi stupisce...Alberto è un altro mondoooo in cui noi non centriamo niente!!!

    RispondiElimina
  2. Ogni anno è la solita storia: "niente taglia 38, anzi, vogliamo introdurre modelli più normali e vicini alla realtà". Ma chi ci crede più?? Io apro riviste che mostrano scheletri e vedo i servizi dei tg dal mondo della moda che riprendono ragazze pelle e ossa, senza nessuna espressione in viso. Sono diventate schiave di se stesse. E, la cosa che mi fa più rabbrividire, è vedere le ragazzine di oggi non domandarsi neanche il perchè di tutto questo. Vedono i modelli proposti e li seguono senza pensarci due volte. E qui perdiamo tempo a preoccuparci sul ritorno del grembiule a scuola! Roba da pazzi...

    RispondiElimina
  3. L'anoressia è una malattia vera. Tanti sono i fattori che la scatenano. Non sempre la causa è il modello della modella...

    RispondiElimina
  4. Sono d'accordo con Stella. L'anoressia è uno dei più importanti disturbi del comportamento alimentare, una vera e propria malattia che coinvolge nella sua evoluzione funzioni psicologiche, neuroendocrine, ormonali e metaboliche. Le sue cause sono diverse e non imputabili soltanto alla ricerca di adeguarsi a dei modelli imperanti.

    Il problema è molto serio, direi drammatico per chi ne è colpito e dovrebbe essere affrontato con l'aiuto di diverse componenti, esperte in tale materia.

    Certamente il mondo delle modelle e della moda rappresenta un terreno che può intrappolare in questo senso.

    RispondiElimina
  5. seguendo una trasmissione che parlava dell'anoressia,l'autore disse che le "vittime" di questa malattia imparavano a diventare anoressiche e a comportarsi come tali ascoltando le testimonianze di chi cercava di uscirne...pazzesco
    Ma io mi chiedo la famiglia dove stà?
    Se vostra figlia si consuma non ve ne accorgete?

    RispondiElimina
  6. Certe foto mi ricordano per somiglianza quelle dei deportati nei lager nazisti nell'avanzare delle truppe alleate.
    La debilitazione portata dall'anoressia puo' indurre la modella ad essere piu' "accondiscendente" e "ricattabile" nella passarella ?
    Paradossalmente mentre gli stilisti inducono la donna ad essere piu' "volitiva" e piu' "sfacciata" nei loro vestiti nella realtà per proporli usano una donna molto fragile...sempre di vendere si tratta alla fine

    RispondiElimina
  7. 27 settembre 2008, ore 4 pm- Stazione centrale, Milano
    NINA CO - MODA TRA ARTE E PATOLOGIA DELL’ESSERE
    Abiti messaggio per veicolare un nuovo concetto estetico: la “moda di essere”

    Si colloca fuori dal calendario tradizionale di Camera Moda, l’evento “Moda tra arte e patologia dell’essere” che si terrà sabato 27 settembre alle 4 del pomeriggio, presso la Galleria delle Carrozze della Stazione Centrale di Milano.

    Una performance artistica che assume la forma di una sfilata non convenzionale e che ha come protagoniste 8 modelle non professioniste, invitate a portare in scena la “patologia dell’essere” da un lato e “la moda di essere” dall’altro.
    La problematica dell’anoressia e dei disturbi alimentari in genere è l’argomento su cui si concentra Anna Colosio, in arte Nina Co, per dar vita ad una riflessione su uno dei mali che, più di altri, rappresentano lo spirito del tempo della società contemporanea.

    Spinta dall’urgenza di comunicare sensazioni e messaggi su questa tematica, Nina Co sceglie di utilizzare il prodotto moda come vero e proprio supporto artistico per tradurre in realtà un nuovo concetto di bello, fine a sé stesso, lontano dagli stereotipi e dai luoghi comuni che impongono la risposta, spesso innaturale a dei condizionamenti sociali che portano ad essere un sé diverso rispetto a quello reale.

    Provocatorio il titolo scelto per la manifestazione che vuole essere la base di partenza per una serie di riflessioni che Nina co intende portare avanti.
    Un “invito a riflettere” che si presenta come un’affermazione, ma che lascia ampio spazio alla ricerca dei perché individuali.

    Porre le persone davanti alla problematica, ma offrire anche una possibile alternativa è l’obiettivo che Nina Co desidera perseguire attraverso l’evento ideato e realizzato in maniera assolutamente autonoma.

    “L’iniziativa parte da me anche se ci tengo a sottolineare che tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’incoraggiamento di tante persone care che hanno creduto in me e nel mio progetto sin dall’inizio e mi hanno aiutata a concretizzarlo”

    Voluta la scelta di non associarsi a nessun nome noto, per non perdere di vista un altro degli obiettivi che hanno spinto Anna a realizzare l’evento: comunicare sé stessa e dire il proprio parere in merito ad uno temi più scottanti e dibattuti all’interno del Sistema Moda Italia e non solo: l’anoressia e i disturbi alimentari in generale.

    “Non ritengo la moda responsabile della continua diffusione delle malattie legate ai disturbi alimentari, ma la considero tra i mezzi che contribuiscono ad influenzare e a diffondere determinati modelli estetici di riferimento”

    La passerella ha la forma di un poligono esagonale che nasce dalla proiezione del parallelepipedo tipico delle passerelle tradizionali ed è costruita con una moquette collocata allo stesso livello del terreno. Divisa in due metà che fanno da separazione tra “il lato malato” e quello “libero e sregolato”.

    Quattro modelle non effettivamente afflitte dalla malattia, ma che, semplicemente per la costituzione esile e minuta del proprio corpo, richiamano il concetto di anoressia, sono quelle scelte per mettere in luce le sensazioni tipiche delle persone che soffrono di tale disturbo.
    Dall’altro lato quattro ragazze che non rispondono all’idea di standard, ma che si caratterizzano l’una dall’altra per una spiccata personalità che dà senso agli abiti che indossano.

    “Tralasciato l’obiettivo estetico, mi sono concentrata sui significati che volevo che l’abito esprimesse. L’’ideazione degli abiti del lato sregolato della passerella è iniziata con la scelta delle persone. Solo dopo questa fase ho scelto tessuti e colori e sono passata a costruire le forme”.

    Non casuale la scelta di effettuare la performance durante la settimana della moda, periodo che vede la presenza a Milano di numerosi operatori del settore moda italiano e internazionale.

    Un dialogo, quello che Nina Co intende aprire rivolgendosi in maniera particolare ai grandi nomi della moda italiana.

    “Credo che gli stilisti debbano porre maggiore attenzione a proporre degli stereotipi e farsi carico in maniera più consapevole della responsabilità sociale che fa naturalmente parte di tale professione".

    RispondiElimina
  8. Forse sarò banale ma credo sia davvero molto più facile vestire uno scheletro, persone magrissime ed alte che donne normali.
    Forse è incapacità dei cosiddetti creativi, forse qualche loro stramba idea, mancanza di senso e di proporzioni, ma tutte le volte guardando le sfilate mi impressiono davanti a queste gambette scarnite, braccia che sembrano spezzarsi. Ma dov'è finita l'armonia?
    e poi come si può vivere mangiando delle buste, delle barrette, delle insalate? Il rifugio nelle polverine credo sia di obbligo per chi si priva del piacere di una buona tavola.

    RispondiElimina
  9. Si diventa anoressici per difficoltà di comunicare a livello interpersonale o di esprimere le proprie emozioni, per fare parte di categorie in cui l' esile aspetto esteriore è esasperatamente fondamentale ( modelle, ginnaste, ballerine), per l'incapacità di fronteggiare le difficoltà della vita, gli insuccessi , il senso di inadeguatezza. Pian piano l’anoressico impara a rinunciare al cibo e a controllare in modo ossessivo il proprio corpo , dolore e vita e così si sente gratificato , crede di non avere bisogno di nulla, di essere superiore ai comuni mortali in una sorta di condizione asessuata ( ma invece ha tanto bisogno di amore). Di fatto fugge dalla realtà: la sua voluta " diversità" diviene un punto di “forza” per nascondere in modo più o meno consapevole il suo disagio.

    L'anoressia è stata sottovalutata per tanto tempo. Oggi viene definita anche sindrome culturale tipica di paesi occidentali dove la magrezza viene enfatizzata come un valore sociale positivo. Ricorrere a modelle esageratamente filiformi significa proporre canoni di bellezza perlopiù "irreali" e ritengo che il mondo della moda ne sia responsabile per la sua influenza sui mass media.

    RispondiElimina
  10. Niente di nuovo, quindi... :-(

    RispondiElimina
  11. Credo che il nesso sia nel fatto che piu' si e' alte e piu' si e' magre piu' il vestito rende.
    Salvo poi non essere adatto ad una 44 o 46. Del resto i negozi vestono appunto fino alla 44 appunto. Per trovare 44 o 46 bisogna gia' andare in quelli per taglie comode...
    Non do la colpa alle modelle ma alla gente che guarda sfilare questi manici di scopa con vestiti che poi oltre la 44 non stanno proprio senza essere magari ridicoli...
    Spero di non essere stato troppo OT, mi intendo pochissimo del problema.
    Ciao

    RispondiElimina
  12. devono sfilare donne di tutte le forme, sia a pera, che a mela, che a clessidra perché ognuna ha il suo splendore che va oltre il naso curvo e la cellulite e tutte hanno il diritto di vestirsi decentemente, ossia in base al proprio fisico. L'errore è aspirare a un unico canone estetico e disprezzare la salute, che è la prima cosa: gli stilisti devono vestire la donna sana e non freddi manichini

    RispondiElimina