A dir la verità c'erano anche prima, cioè in questi ultimi tempi, non prima prima, ma venivano citati sottovoce, quasi con timore, come malati infetti di una malattia contagiosa e mortale. Ora, dopo che Mario Draghi, il governatore della Banca d'Italia mica un giornalistucolo qualsiasi, li ha sdoganati nominandoli proprio così, "scoraggiati", è successo ieri, ne possiamo parlare liberamente.
C'è dunque in Italia una categoria (categoria? datemi per favore una parola più umana) di persone che hanno perso il lavoro o non l'hanno mai avuto, che si è definitivamente stancata di mendicarlo a tutte le porte possibili, rimettendoci il fegato per le umiliazioni, senza niente sortire e adesso esausta ha buttato la spugna.
Questo lavoro non lo cerca più. Molto probabilmente ha un titolo di studio, una professionalità acquisita, e senz'altro aveva dei sogni che si sono frantumati contro un mondo bastardo e sempre più diseguale.
Quanti siano nessuno può dirlo, stanno di sicuro aumentando e vanno ad aggiungere altro malessere al tessuto sociale sempre più malvissuto di questo Paese.
Quando quel signore che ci governa dice che bisogna essere ottimisti perché solo così l'economia può riprendersi dovrebbe dirlo in mezzo a loro, senza attorno i pretoriani con gli occhiali neri che sempre lo circondano. Dovrebbe dirlo lì. E poi chi s'è visto s'è visto.
Technorati Tags:
Questa cosa dell'ottimismo.. Come se l'ottimismo fabbricasse i soldi per vivere! Comunque concordo dovrebbe dirlo in mezzo a queste persone e senza pretoriani.
RispondiEliminaMi viene in mente Primo Levi: «Vorremmo far considerare come il Lager sia stato, anche e notevolmente, una gigantesca esperienza biologica e sociale. Si rinchiudano fra i fili spinati migliaia di individui diversi per età, condizione, origine, lingua, cultura e costumi: ... è quanto di più rigoroso uno sperimentatore avrebbe potuto istituire per stabilire che cosa sia essenziale e che cosa acquisito nel comportamento dell’animale-uomo di fronte alla lotta per la vita.»
RispondiEliminaLa globalizzazione è come il campo... da una parte "i salvati" dall'altra "i sommersi" quelli che hanno buttato la spugna... Lo so il paragone è piuttosto indigesto... ma essendo la sottoscritta "una di quelle che ha buttato la spugna" quando penso al mio status mi viene in mente Primo Levi: «Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici;
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza per ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno. (...)
Caro Alberto ti seguo sempre (devo ringraziare anche Novalis) in questo deserto "tecnologico" siete un'oasi. Saluti e hasta la victoria siempre.
Anna di Genova
ebbè, però c'è un nuovo lavoro sulla piazza! annò, quello c'era anche prima: è il più antico del mondo!
RispondiEliminache tristezza alberto.
io ho la fortuna di avere un capo "compagno" a cui, dopo 2 anni di cocopro ho imposto il contratto a tempo indeterminato, sennò andavo a fare le pulizie, ma con un contratto da dipendente. sono una tra le poche ventisettenni che si mantiene da sola ( +figlie e casa), quindi niente da dire.
ma che mondo del cavolo.
Sempre più scoraggiati, e sempre più governati da scoreggioni mafiosi. Potremo mai correggere tutto cio?
RispondiEliminafacile essere ottimisti battendo bandiera delle cayman
RispondiEliminaLa natura ha fornito le donne nei momenti di crisi di maggiori opportunita'.......Andare in via Cavalli col giubbottino di pelle,jeans,e camicia bianca sbottonata non e' ragionevole ad una certa eta'.
RispondiEliminaForse sarebbe più umano dire scorati,umiliati da questa società globale che bada solo ai propri interessi.
RispondiEliminaCristiana
E' inutile prendersela sempre con il governo. Rendiamoci conto che siamo in un periodo di crisi come tanti ci sono già stati nella storia. Una crisi tra l'altro globale in cui tanti altri governi si muovono come il nostro (vi sembra che in America con Obama nonostante tutte le apettative stiano poi meglio?)
RispondiEliminaLa differenza grossa è che una volta la gente, i giovani in particolare, erano più combattivi, avevano più ideali e più voglia di portarli avanti. E soprattutto c'era meno idividualismo e maggior voglia di lottare INSIEME.
I giovani d'oggi, forse perchè troppo bene abituati da genitori che li foraggiano, incantanti da modelli di vita falsi presentati continuamente dalla TV, si "scoraggiano" subito. C'è probabilmente una rivoluzione da fare, ma, come è sempre successo, devono essere le nuove generazioni a farla.
@Giulio GMDB, è molto onesto il tuo commento e lo condivido in pieno.
RispondiEliminaSolo una piccola chiosa: io non parlerei più di crisi. Nell'accezione etimologicamente corretta della parola, purtroppo non è uno "stato anormale e pericoloso" quello che stiamo attraversando, ma - a mio parere - è ormai la norma. E a questa "normalità" globale dobbiamo adeguarci.
Ci stanno massacrando, logorando!
RispondiEliminaspesso gli scoraggiati sono laureati, e ci sono anche limitati casi peggiori
RispondiEliminahttp://www.bergamosera.com/cms/2010/10/28/disoccupata-di-33-anni-si-getta-dal-quarto-piano/
Ciao Alberto e buona serata!
RispondiEliminaSai che comincio a pensare "cattivo"?
Si, sono talmente nauseato da ciò che sta accadendo, prevedibilissimo se ci si fosse soffermati un attimo a riflettere, prima di entrare nella cabina elettorale a mettere quella croce, che oggi mi vien da pensare "ben gli sta"!! E deve essere sempre peggio, perché sarà sempre peggio, affinché quella che tu, da me, hai definito "...stragrande maggioranza obnubilata..." si decida ad aprire gli occhi e "agire"!
Hanno creduto al venditore di pentole? Bene, ora sapranno cosa significata!!
Sereno fine settimana a te e ciao!
La crisi è di sistema, un sistema scoppiato e che continua a proporsi come l'unico. Anzi, trae forza (di ricatto) dalla crisi e si autoalimenta, creando paure, passività, scoraggiamento, appunto. E uscirne sarebbe così semplice.Con uno slogan: Lavorare meno, lavorare tutti ...così ci sarebbero meno scoraggiati e più gente felice.
RispondiEliminaDa strapparsi i capelli! P.S. Senza facile ironia con il post seguente: questo commento me lo ero perso per strada ieri.
RispondiEliminateste pensanti, saperi, intelligenze, esperienze, culture, capacità, specificità, progettualità, futuro, gioia di vivere...tutto alle ortiche...tutto alle ortiche...
RispondiEliminaVale anche per Germania.
RispondiElimina