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sabato 1 marzo 2008

René Char

L'ascesa della notte

ll fiore che riscaldo,
i suoi petali raddoppio,
la sua corolla oscuro.

Il tempo lacera e taglia.
Un chiarore se ne allontana:
il nostro coltello.

La primavera ti cattura
e l'inverno ti emancipa,
paese di balzi d'amore.

La stella mi restituisce
l'aculeo di vespa
che in lei s'era nascosto.

Veglia, volto chino,
irrighi il cuore
delle capre sui picchi.


La montée de la nuit


La fleur che je réchauffe,
je double ses pétales,
j'assombris sa corolle.

Le temps déchire et taille.
Une lueur s'en éloigne:
notre couteau.

Le printemps te capture
et l'hiver t'émancipe,
pays de bonds d'amour.

L'étoile me rend
le dard de guepe
qui s'etait enfoui en elle.

Veille, visage penché,
tu irrigues le coeur
des chèvres sur le pics.


Traduzione di Adriano Marchetti

René Char
Isle-sur-la-Sorgue 1907
Parigi 1988

5 commenti:

  1. che meraviglia Alberto...

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  2. Seguendo la stella pungente dell'Ascesa della Notte"
    dove le capre diventano civette
    dirò così:
    Da notti e notti nella veglia
    mi trasferisco altrove
    in un luogo senza tempo nè testa,
    potrei dire aldi là della temp-esta
    e ascolto il mormorio
    dell'acqua risorgiva
    che preme alle porte della chiusa,
    sento staccarsi dai rami
    pesche-pensiero
    e cadere nell'erba con tonfo leggero
    plufff....ssssilennnn zzz i o o.
    Buona ascesa della notte a tutti.

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  3. Notte di vento caldo e di stelle, qui a nord-ovest. Sulle colline di Saluzzo un'enorme cometa.

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  4. ... Deviare verso le piccole esistenze dell’interno, scoprire il cielo, purpureo di tramonto, di Perinaldo, che si fa poi, calato il buio, probabilmente per effetto del vento che lo ha ripulito, di una trasparenza tale da evidenziare ogni singola stella in un pulviscolo sottile, minuzioso, punteggiato di astri più grandi e lucenti (ecco, forse, perché questa è terra di astronomi)...
    Quassù, la memoria dei vicoli odora di olive frante e di fuochi di legna; vi si affacciano gatti diffidenti o eccessivamente suscettibili; il silenzio finisce per imporsi, e i passi risuonano isolati sui lastrici notturni: colpi secchi tra le anguste pareti. Verso nord, si vede il lontano scheletro di luci di Bajardo; in basso a sinistra, la limpida, accogliente conca di Apricale, cui si accede per una carrozzabile esigua e malagevole che alterna, lungo i suoi meandri, luminose nuvole di ulivi a cupi castagneti...

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  5. Bellissimi commenti. Grazie.

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