Un giorno al mare, mi ero ritrovato in spiaggia. Ero bardato, senza baffi, apparentemente irriconoscibile rispetto all'identikit diffuso dai giornali. Mi capitò di incrociare lo sguardo di un amico di infanzia, dietro un ombrellone, di esserne come attraversato, di avere la certezza matematica di essere stato riconosciuto.
Quel giorno mi ero convinto che se qualcuno ti riconosce non è per la forma del naso, o per il modo in cui la mascella si appoggia sul tuo collo, o per il taglio delle sopracciglia. Se uno ti riconosce quando sei latitante, è perché ti sa guardare negli occhi. Ma siccome gli occhi sono quelli, e nessuno te li può cambiare, decisi che già che c'ero avrei corso il rischio, che avrei tenuto la mia faccia.
[...]
La verità tornò a farsi largo a poco a poco, per gradi, come se si fosse trattato di un destino ineluttabile, di una necessità. Un giorno, improvvisamente, ogni filtro cadde. Mio figlio mi venne incontro con in mano una copia di un giornale, credo La Stampa. Non ebbi bisogno di leggere per sapere di cosa si trattasse. C'era un articolo su Peci e una foto dei tempi del processo. Era una vecchia immagine in bianco e nero, per giunta un po' sgranata, dove apparivo molto diverso da come ero in quei giorni. Ma se la regola dello sguardo ha un senso per chi ti ha conosciuto bene, figuratevi se uno sguardo può mantenere un segreto di fronte a un figlio.
Disse sempplicemente:«Papà, questo sei tu».
Quel giorno mi ero convinto che se qualcuno ti riconosce non è per la forma del naso, o per il modo in cui la mascella si appoggia sul tuo collo, o per il taglio delle sopracciglia. Se uno ti riconosce quando sei latitante, è perché ti sa guardare negli occhi. Ma siccome gli occhi sono quelli, e nessuno te li può cambiare, decisi che già che c'ero avrei corso il rischio, che avrei tenuto la mia faccia.
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La verità tornò a farsi largo a poco a poco, per gradi, come se si fosse trattato di un destino ineluttabile, di una necessità. Un giorno, improvvisamente, ogni filtro cadde. Mio figlio mi venne incontro con in mano una copia di un giornale, credo La Stampa. Non ebbi bisogno di leggere per sapere di cosa si trattasse. C'era un articolo su Peci e una foto dei tempi del processo. Era una vecchia immagine in bianco e nero, per giunta un po' sgranata, dove apparivo molto diverso da come ero in quei giorni. Ma se la regola dello sguardo ha un senso per chi ti ha conosciuto bene, figuratevi se uno sguardo può mantenere un segreto di fronte a un figlio.
Disse sempplicemente:«Papà, questo sei tu».
da
Patrizio Peci
Io l'infame
Sperling & Kupfer
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la plastica allo sguardo' direi proprio di no! buona donebica
RispondiEliminaSe gli occhi sono lo specchio dell'anima, dubito si possa fare una plastica
RispondiEliminaO.T. Urca che cosa mi pubblichi! Gli anni scorsi ho provato a cercarlo, ma nelle librerie nulla, ora so dove reperirlo, grazie mille!
duhangst
RispondiEliminaTu parli dell'edizione vecchia. Questa qui uscirà martedì nelle librerie.
A distanza di anni, sembrerebbe un "infame" realizzato e felice.
RispondiEliminala storia dei fratelli Peci è sicuramente interessante e con molte ombre. Grazie per un valido consiglio di lettura...
RispondiEliminae buona domenica
Per quella che è la mia esperienza, lo sguardo non tradisce mai. Sono sempre riuscita a riconoscere persone cambiate nel tempo proprio dallo sguardo, a dispetto delle apparenze...
RispondiEliminaGrazie per la lettura segnalata.
Mi chiedo che cosa quest'uomo abbia dovuto dire a se stesso per assolversi e continuare a vivere.
RispondiEliminaNello sguardo si possono leggere intenzioni, pensieri, sentimenti che a volte non coincidono con le parole dette.
Bale cariere...
RispondiEliminaMi colpisce questo ricordo...
RispondiEliminagrazie per la segnalazione del libro.
è proprio vero sono gli occhi a tradirti sempre... certo devi essere un bravo e attento "lettore", a me mi fregano sempre!!!!
RispondiEliminai figli poi ti smascherano facilmente,quando tento di mantenere un "contegno" sia di fronte a fatti allegri che non, loro capiscono al volo e chiedono: che c'è?????
Gli occhi sono certamente lo specchio dell’anima, da lì non si fugge…
RispondiEliminadietro quello sguardo vi è lo sguardo di una generazione insofferente.. chissà se un giorno si riuscirà a rendere una testimonianza completa di quei tormentati anni. Roberto
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