Il 15 luglio 1588 si riunisce in loco Insule la corte che dovrà giudicarla. La prima fase del processo è dedicata all'ascolto delle testimonianze che la incriminano.
Benedetta, figlia di Luca Barberio e moglie di Onorato Tibaldi, abitante a Isolabona riferisce
Circa anni dodici andò a casa nostra Ottobono Viciano [genero dell'accusata] e dice: "Oh Benedetta la nostra galina ha fatto in casa vostra delli ovii" et io gli risposi di no et esso Viciano diceva de si dicendo: "Se non me li dai te costeranno cari". E di puoi quando fui uscita di casa venne la moglie del detto Vitiano e Petrineta, sua madona dicendome se gli volevo agiutare a lavare un poco di caneva et io lo agiutai et detta Petrineta mi dette delli miconi quali aveva preso in casa di sua figliola, et li mangiai e da poi che hebbi mangiato detti miconi mi venne il rantico che non potea parlare e stetti giorni otto con detto male
Aggiunge anche, che Ginevra, moglie di Lorenzo Martino, gli ha riferito che i suoi figli erano stati stregati in casa della figlia di Petrinetta.
Lorenzo Martino riferisce che qualche anno prima aveva visto un rospo entrare in casa dell'accusata. E l'aveva anche notata nel Santuario delle Grazie che pregava davanti al demonio.
Depone anche il marito, Ottobono Boeri, che riporta solo cose che ha sentito dire, e se ne lava comunque le mani: "se avrà fatto male sia punita dalla giustizia".
Bernardo Calciamilia riferisce, sempre per sentito dire, che Petrinetta e Francesca sua figlia avevano ballato in camicia in una notte di luna piena.
I testimoni sfilano per tre giorni, la accuse sono le più varie. Muoiono animali per aver mangiato frutta dell'accusata. Si ammala una fornaia. Viene accusata anche della morte di un bambino. Qualcuno l'ha vista tracciare strani segni, qualcun altro adorare il demonio.
Il 20 luglio terminano le deposizioni e il processo si aggiorna al 13 agosto.
La donna si difende
Io sono statta chiamata qui per causa di molte cativa lenghe che m'hanno accusato per faturera, ma io non lo son e così mi prometto per quel Creator che me ha mandato al mondo.
Nega, nega tutto. E visto che si difende dalle accuse viene rinchiusa nelle prigioni.
Il marito
Io non voglio prender in modo alcuno la difesa di detta Petrinetta mia moglie, che se sarà ritrovata innocente starà bene, se altrimenti sarà castigata.
Il genero
Io non voglio altrimenti pigliar la diffesa di detta mia suocera perché se sarà innocente sarà liberata e se no sarà castigata et così dico et protesto.
Il 19 agosto riprende il processo. Viene portata davanti alla Corte. E inizia la confessione.
Io ho fatto morire doi creature, una fi9glia di mia figlia chiamata Brigida che non era salvo doi giorni che era batezata e così guastandola li strinsi il collo così che non visse più salvo doi giorni, et ve venne una fantasia in testa che me ne persuasi con dir poi che questa creatura non era nata ai suoi giorni, levala, levala da stentare.
L'altra poi è un figliolo di Bartolomeo, figlio bastardo di mio marito del cui nome non me recordo, che essendo io andata a vederlo a casa sua me venne la tentazione e con il linsolo ne toccai la faccia et così fra poco tempo morì.
Poi dico di aver fatto rompir il collo a' un asino di Pigna che era dal ponte di Bonda che con una testata lo precipitai, et quel giorno e in quell'hora era in mia compagnia il diavolo in forma di ombra che me disse: "Butta giù quel asino" et io per paura che non me battesse così feci, poi tre anni sono in ancora feci rompere il collo a una crava di Antonio Cane.
L'interrogatorio si svolge a tarda notte. La donna spossata ammette di tutto. Racconta di aver ricevuto dal diavolo una polvere che a contatto con la pelle provoca in breve tempo la morte mentre, se gettata sugli abiti, causa gravi malattie. Confessa di aver ucciso anche numerosi infanti. introducendosi nottetempo nelle loro case sotto forma di animale.
Parla anche di un unguento magico composto da "quella polvere che ne dona il diavolo" a cui si aggiungono i cuori dei bambini uccisi fatti seccare, grasso di rospo e di ramarro,
L'interrogatorio termina e viene rimandata in carcere. Il giorno dopo è di nuovo portata davanti alla Corte e ribadisce che tutto quello che ha raccontato è vero.
In una postilla a margine dell'incartamento si legge "Mortua est ante abiurationem", morta prima di aver abiurato.
La morte prematura la salva, forse, da un'esecuzione capitale.
ciao alberto
RispondiEliminaDi questa storia ne avevo sentito parlare un po' di anni fa dal dott. Veziano , mi aveva detto che in curia a Ventimiglia ,era stato trovato un documento dove si parlava delle " streghe di Isolabona " disse anche che sembra sia l'unico documento dove si parli di condanna al rogo . Quindi quello che raccontano a Triora e' proprio leggenda ?
Ciao Blubirra, don Allaria mi aveva parlato ripetutamente di questo documento. Sarebbe da riprodurre. Anzi no. è da riprodurre. Magari quest'estate o anche dopo si può organizzare qualcosa. E dato che io sono un druido...
RispondiEliminal'antico sistema inquisitorio...colpevole finchè non dimostri la tua innocenza...
RispondiEliminaBuongiorno...ricordo benissimo quei tempi bui...dominati dall'ignoranza usata dal potere per tenere tutti sottomessi...io sono stata sempre una strega buona, quindi sono passata indenne...:-)
RispondiEliminaA parte tutto, è veramente interessante come testimonianza...questo libro sarà mio...se ho problemi a trovarlo in giro farò riferimento a te, se non ti dispiace ovviamente...
Davvero interessante.
RispondiEliminaPenso che un po' in tutti i paesi ci fosse una (o anche più) streghe: certo, solo pochi processi con questa imputazione, e ancor meno, penso, scritti ritrovati sull'argomento. Già solo il fatto che esistano leggende e modi di dire nei nostri piccoli paesi, ne è una chiara dimostrazione.
Solo una considerazione: hai scritto che la morte prematura la salva, forse, da un'esecuzione capitale....
Bisogna vedere a cosa è dovuta la morte prematura: se tanto mi dà tanto, srà morta a seguito di torture atroci, e a quel punto, forse, sta povera donna si sarà anche augurata la morte....
a castellar la "strega" venne prima impiccata e poi bruciata.
RispondiEliminala donna era di mentone ma penso sia stata giudicata a ventimiglia.
anche questa notizia dovrebbe arrivare dagli archivi..da don allaria...
a triora non han bruciato nessuna strega