Oggi, contrariamente a ogni sabato, niente poesia. Giovedì pomeriggio sono stato al Castello Sforzesco di Milano per l'inaugurazione di una mostra fotografica (pdf). Le immagini fanno parte di un lavoro che Vittore Fossati, fotografo, e Giorgio Messori, scrittore, hanno fatto viaggiando assieme per esercitarsi a osservare il mondo che ci circonda. Il risultato è questo Viaggio in un paesaggio terrestre, che non è né un libro di fotografia, né un libro di viaggio, e nemmeno una mescolanza didascalica delle due cose, ma un progetto del tutto originale e per quanto ne so mai tentato prima. Ne riporto un brano.
Quando alcune scenografie naturali risvegliano un'immaginazione delle origini, allora accade che queste non si presentino sotto il segno del caos primordiale, bensì in quella forma di ordine e compiutezza che riconosciamo nei miti. Le origini sono dunque la perfezione, la totalità, poi viene il caos, il mondo frammentato, la “realtà”. E quando si parla di funzione mitopoietica dell'arte e della poesia, s'intende proprio il compito di dare ordine e compiutezza al mondo frammentato, a una realtà altrimenti caotica. Perciò non si tratta mai di “descrivere” la realtà o, come direbbe Vittore, fare “fotografie”; bisogna piuttosto rintracciare, nella realtà, quelle matrici simboliche che ci permettono di percepire una struttura compositiva della realtà stessa, cioè quasi un suo stato embrionale, originario.
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Anche questa è poesia, Alberto, e penso che non a caso tu abbia inserito questo post nel giorno dedicato alla poesia!
RispondiEliminaChe combinazione! Ho una predilezione, una vera e propria attrazione per quadri e fotografie che riproducono stanze dalle quali, attraverso una finestra aperta si schiude un paesaggio che si distende all'esterno a perdita d'occhio, con o senza figura ripresa di spalle che lo osserva. Mi pare che Matisse abbia dipinto un soggetto del genere e anche altri pittori.Un giorno, quando avrò tempo, mi dedicherò a raccogliere riproduzioni di questo soggetto che ha radici profonde.
Dev'essere una mostra veramente interessante!
Ciao Alberto.
E' vero, quanta poesia in quelle foto!
RispondiEliminaLa mostra non riuscirò a vederla ma il libro lo cercherò...
Ciao
sembrano dei quadri, e la definizione di paradiso terrestre si addice loro
RispondiEliminaIl libro di Fossati e Messori è un grande libro. Alcuni dei luoghi (Vaucluse, Roussillon e il circuito dell'Ocra...) li ho calcati anch'io, e me ne è rimasto un ricordo struggente. Ma soprattutto l'approccio mi piace. Le foto di Fossati vengono da quelle del suo amico e maestro Ghirri, la scrittura di Messori ha molto a che fare con quella di Nicolas Bouvier (amico e maestro, a sua volta, di un altro sodale di Messori, Beppe Sebaste, che lo ha tradotto e introdotto in Italia). É un approccio che sviluppa la nostra capacità di osservazione, per cogliere i rapporti, i dettagli e gli effetti di luce e di colori anche nelle scene apparentemente (e sottolineo l'avverbio) più "quotidiane".
RispondiEliminaIn un altro punto del blog, Alberto racconta di aver trascorso l'infanzia coi nonni, in una campagna in cima a una collina dalla quale si vedevano il mare da un lato e le Alpi Marittime dall'altro. Vista magnifica e raro privilegio! Ecco, una quotidianità apparente come quella avrebbe dato tantissime gioie a Messori, a Fossati ed anche a Bouvier, che ad un certo punto del suo viaggio in Topolino scrive: “Mi fermavo spesso e a lungo per riempirmi gli occhi di quel magico paesaggio di dirupi e di cielo che ad ogni spianata guadagnava in nobiltà ed in ampiezza, e per lasciar spazio ad accessi di felicità che mi impedivano di tenere il volante”.
Una sensazione di felicità simile me l'hanno lasciata tanti angoli di Provenza, ed anche certi paesi ponentini, come Perinaldo, dai quali - come dalla campagna di Alberto - si vede da una parte il mare e dall'altra i monti.
Ma la vita spesso non lascia che certe gioie, proprio come il Paradiso Terrestre di cui parla Zefirina, vengano godute troppo a lungo, o troppo spesso. Ne rimangono una nostalgia ed una conseguente malinconia che stringono la gola e possono essere solo in parte addolcite dalla lettura di testi e dall'osservazione di immagini che restituiscano, in qualche modo, quelle sensazioni. Come per il libro di Fossati e Messori, appunto.