La sonda automatica giapponese Kaguya ha da poco trasmesso questa splendida immagine della Terra che eclissa il Sole, vista dalla Luna, scattata il 10 febbraio scorso.
Il Sole è quasi completamente occultato dal nostro pianeta, e illumina in controluce l'atmosfera terrestre, formando un anello sottile che rende molto chiaramente l'idea di quanto sia tenue lo strato d'aria nel quale vivono tutte le creature del nostro mondo e nel quale abbiamo disseminato ogni specie di schifezza da noi stessi generata.
Nessuno sa quali sentimenti abbia verso di noi il cuore della Terra che batte nella sua profondità rovente. La nostra speranza è che, come tutte le madri, perdoni i suoi figli irriconoscenti e tiri fuori dal suo seno i medicamenti necessari a riparare le nostre malefatte.
Questa foto è stata scattata nell'ambito di una delle molte missioni spaziali nazionali e internazionali in cui vengono impiegate notevoli risorse per fini pacifici e militari (ma dov'è la distinzione?). E se qualcuno osserva «Sarebbe meglio impiegarle per la fame del mondo» voi cosa rispondereste?
Notizia via - Credit della foto JAXA / NHK
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Ci sono problemi con il server di Tiscali dove sono le foto del blog. Speriamo che tutto si risolva al più presto.
RispondiEliminaSi può rispondere anche senza foto? Sì? Al tuo quesito rispondo che non è possibile in quanto la fame nel mondo è un problema... terziario.
RispondiEliminaSe pensi alla fine che il governo americano spende mille e mille volte di più per la lotta al terrorismo che non per la ricerca verso la cura di una malattia direi che evidentemente si spendono male i soldi.
RispondiEliminae pur vero sempre che bisogna spendere per avanzare con la tecnologia, per le scoperte. Ed è anche vero che bisognerebbe spenderli in modo adeguato.
Chissà se i fidanzatini alieni, il sabato sera, si tengono per mano guardando la Terra....
RispondiEliminaChe se avessero voluto la fame nel mondo già sarebbe un ricordo..
RispondiEliminaStupenda immagine,
RispondiEliminaancora una volta a renderci consapevoli della nostra "piccolezza".
e con le tue osservazioni, Al, inviti sempre a riflettere...
Quanto alle risorse impiegate in tali missioni, acci, come si dice, bella domanda!
Come rinunciare alla ricerca scientifica ... a 360°?
Grandi problemi come la fame nel mondo, terrorismo, lotta contro le malattie, sanità, istruzione (!): penso sia un problema di decisioni, volontà politiche più che di disponibilità finanziarie.
g
Che bella la nostra Terra!
RispondiEliminaQuanta eleganza, quanta sapienza, quanta meraviglia!
Peccato, un giorno, alla fine del Kaly Yuga, debba cambiare forma d'esistenza: cicli e ricicli di questo Universo.
Buona serata.
Rino.
LA FAME NEL MONDO NON LA VOGLIONO RISOLVERE,IL TERRORISMO NON LO RISOLVERANNO MAI, MANTENERE VIVI QUESTI PROBLEMI CONVIENE A TUTTI I GOVERNI DEL MONDO, X AMPLIARE I LORO ESERCITI E TENERE BUONE LE MASSE ...........
RispondiEliminaQUESTE FOTO CI DOVREBBERO FAR PENSARE QUANTO SIAMO PICCOLI IN QUESTO UNIVERSO E QUANTO SIA DELICATO L'EQUILIBRIO DEL NOSTRO PIANETA KE STIAMO DEVASTANDO ...........
Volendo c'è spazio per tutto, secondo me è solo una questione di interessi, a qualcuno sta bene che ci sia la fame nel mondo.....
RispondiEliminaimmagine bellissima.
Che volendo ci sono i soldi sia per le missioni spaziali che per la fame nel mondo
RispondiEliminaIn questi giorni sto leggendo un libro "New Italian Epic " di Wu Ming, Einaudi Stile Libero. Wu Ming è un collettivo di scrittori italiani, nato dalle ceneri del precedente "Luther Blissett"che nel libro"mette insieme appunti e proposte di lettura comparata, azzardando uno sguardo d'insieme su diverse opere uscite in Italia negli ultimi quindici anni (...) che raccontano in allegoria le conseguenze della fine del bipolarismo Usa-Urss, a livello planetario, e della Prima Repubblica, a livello nazionale."Il libro di per sè è una rivelazione per tanti motivi, uno di questi è l'assunzione di responsabilità da parte della letteratura nella formazione di un pensiero "ecocentrico"da contrapporsi a quello antropocentrico. Al capitolo 7 "Presto o tardi" pag 56 si legge " Ci rifiutiamo di ammettere che andiamo incontro all'estinzione come specie" e più avanti "Non siamo eterni ma più precari che mai, aggrappati a un granello di polvere che rotea nell'infinito vuoto. Se ce ne rendessimo conto, se accettassimo la cosa, vivremmo la vita con meno tracotanza. Sì, tracontanza e ristrettezza di vedute sono quello che NON possiamo più accettare... Si usa dire che a causa nostra,il pianeta è in pericolo,ma ha ragione il comico americano George Carlin: "Il pianeta sta bene, è la gente che è fottuta". Il pianeta ha ancora miliardi di anni di fronte a sè, e a un certo punto proseguirà il cammino senza di noi... E i danni? Gli ecosistemi che abbiamo rovinato? Le specie che abbiamo annientato?Sono problemi nostri, non del pianeta. Verso la fine del Permiano, duecentocinquanta anni fa, si estinse il novantacinque per cento delle specie viventi. Ci volle un po', ma la vita ripartì più forte e complessa di prima. L aTerra se la caverà, e finirà solo quando lo deciderà il Sole. Noi siamo in pericolo. Noi siamo dispensabili.(...)Oggi arte e letteratura non possono limitarsi a suonare allarmi tardivi: devono aiutarci a immaginare vie d'uscita."
RispondiEliminaL'autore, Wu Ming, afferma che questo genere di riflessioni gli sono state ispirate dalla lettura del libro di Alan Weisman "Il mondo senza di noi" Einaudi Stile Libero. Oggi sono andata a comprarlo e già dalle prime pagine non delude le aspettative, tiene incollati alla sedia come un thriller!
Approfondimenti su Wu Ming si trovano sul sito ufficiale: wumingfoundation.com e su carmillaonline.com.
Grazie Alberto,scusa se mi sono un po' allargata! Ciao.
Mi correggo: non duecentocinquanta anni fa , ma duecentocinquanta milioni di anni fa.
RispondiEliminaLa ricerca e la conoscenza a 360 gradi sono fondamentali e fanno girare vorticosamente l'economia!
RispondiEliminaCiao Filo, allargati pure, che i tuoi excursus fanno bene a tutti. A "New Italian Epic" avevo dato una scorsa veloce, adesso lo riprendo in mano. Questo pomeriggio mi procuro "Il mondo senza di noi" e magari, dopo averlo letto, ci faccio un post. Buon fine settimana.
RispondiElimina"La nostra speranza è che, come tutte le madri, perdoni i suoi figli irriconoscenti e tiri fuori dal suo seno i medicamenti necessari a riparare le nostre malefatte".
RispondiEliminaSperiamo, ma di certo non se continuiamo ad approfittarne come finora...
La risposta è scontata.
RispondiEliminaPiuttosto: cosa sarà quella macchia bianca? Meteorite? Satellite? Il grande fratello? O il corpo di guardia della massoneria?
Straordinario! Ho segnalato l'articolo su Scientificando, all'interno di un post relativo ad un concorso sulla prossima foto di Hubble.
RispondiEliminaBuon week end
annarita
Riprendo quanto ho scritto altrove su "quel discutibile vezzo umano che spinge a indagare le cose remote trascurando quelle prossime, spesso ugualmente sconosciute. Si pensi alle enormi risorse impegnate nell’esplorazione dello spa-zio (la “conquista” della Luna, per esempio, e ora i progetti per Marte) e al poco che, in proporzio-ne, si è investito per conoscere meglio il nostro pianeta. Sono state a oggi censite (il che non signifi-ca studiate…) solo 1,8 milioni di specie viventi delle circa 100 milioni, comprendendo tutte le pian-te, gli animali e i microrganismi, che si stima possano vivere sulla Terra, rileva Edward O. Wilson. E pensare che ognuna di tali specie è un unicum, il frutto di una particolare evoluzione di grande complessità. E che una conoscenza approfondita della biosfera terrestre – coi suoi ecosistemi – sa-rebbe utilissima al benessere dell’umanità, in parecchi settori pratici: renderebbe, ad esempio, più agevole l’individuazione delle piante selvatiche maggiormente adatte alla coltivazione, la scoperta di nuovi geni per migliorare la produttività cerealicola e di nuove classi di prodotti farmaceutici, semplificherebbe la prevenzione e il controllo delle epidemie di organismi patogeni e della crescita eccessiva di animali pericolosi e di piante invasive… Disponendo di tali informazioni, non rischie-remmo più di perdere le opportunità che ci vengono offerte dalla realtà vivente che ci circonda, o di trovarci impotenti di fronte alla comparsa di specie distruttive o nocive".
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