Pagine

mercoledì 21 luglio 2010

La Repubblica delle Rose, quando allora l'utopia parve possibile

Repubblica delle rose

Il primo maggio del 1968 da una piattaforma costruita al largo di Rimini, oltre le sei miglia delle acque territoriali, arriva la proclamazione dello Stato indipendente dell'Isola delle Rose. Per la precisione Esperanta Respubliko de la Insulo de Rozoj, perché il Paese che deve sorgere sui 250 metri quadrati ha adottato come lingua ufficiale l'Esperanto.

I padri fondatori varano un governo formato da cinque ministeri, e due ministri sono donne, ma nessun incarico viene assunto dal creatore del progetto, Giorgio Rosa, un ingegnere bolognese di quarantatré anni che era arrivato a tutto ciò mosso da un sogno smisurato di utopia.

L'isola delle Rose, La libertà fa paura (cofanetto dvd+libro, 54 min e pp. 90, Cinematica, euro 19,90) racconta adesso quei 55 giorni e gli anni precedenti che li prepararono, una storia che molti hanno dimenticato.

La micronazione diventa presto un incubo per il governo italiano. Vengono stampati francobolli in esperanto, viene nominato ambasciatore un tedesco, arrivano lettere dai Paesi stranieri indirizzate al Free Territory of Rose Island. Adriatic Sea. La piattaforma diventa anche autosufficiente dal punto di vista idrico sfruttando una falda di acqua potabile a 280 metri sotto il fondale marino. Apre un bar, si lavora a vari negozi, i velisti prendono confidenza, i curiosi si spingono a visite prima improvvise e poi programmate, i pescatori si fermano a mangiare.

A 55 giorni dalla dichiarazione d'indipendenza, martedì 25 giugno 1968 alle sette del mattino, una decina di pilotine salpate da Venezia e Ancona, della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza circondano l'isola e la occupano militarmente con un'azione che cozza contro ogni regola del diritto internazionale, non contestando alcun reato, né alcuna violazione delle leggi di polizia doganale, fiscale, sanitaria o di immigrazione. Il governo della Repubblica Esperantista invia un telegramma al presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat per protestare contro «la violazione della sovranità e la ferita inferta al turismo locale dall'occupazione militare». Ma al telegramma non segue alcuna risposta.

Il 22 gennaio del 1969 una nave della Marina Militare Italiana salpa per l'Isola delle Rose: la missione è posare l'esplosivo per la distruzione. L'ultimo atto, il 13 febbraio 1969. Demoliti i manufatti in muratura e segati i raccordi tra i pali della struttura in acciaio, l'Isola delle Rose viene minata con ben 120 kg di esplosivo per ogni palo di sostegno (1.080 kg totali), ma l'esplosione deforma solo la struttura portante dell'isola, che non cede. Sarà solo una burrasca, due settimane dopo, a far inabissare per sempre il sogno dell'Isola delle Rose.

Anche questo erano i favolosi anni Sessanta del secolo passato. E i sogni che li abitavano.

Francobolli della Repubblica delle rose
Repubblica delle rose

Il video trailer del film documentario


17 commenti:

  1. dilettanti volonterosi. ci voleva una radio libera offshore, altro che francobolli. era una utopia medievale.

    RispondiElimina
  2. Storia molto interessante.. peccato per com'è finita anche se, come ha detto massimo, nulla poteva far pensare ad una buona riuscita della Repubblica

    RispondiElimina
  3. storia adorabile...mi pare anche che gli albergatori romagnoli, allo smantellamento della piattaforma, abbiano protestato vivacemente. sarà mica stata una loro trovata per attirare turisti?
    ci hanno tolto anche i sogni, bah!

    RispondiElimina
  4. avevo conosciuto questa storia per caso. sarebbe un episodio da comprendere meglio, andando oltre l'utopismo degli anni sessanta.
    e potrebbe essere, la butto là, anche un bel tema per una tesi di laurea.

    RispondiElimina
  5. Conoscevo la storia di questa piccola "nazione" l'errore di base è stato quello di non mettere nell'isola delle rose una piccola cappella con chierico in dotazione, magari tutta la vicenda avrebbe avuto risvolti diversi.

    RispondiElimina
  6. Non sapevo nulla accidenti è una cosa affascinante e bellissima,ma non si potrebbe rifare?

    RispondiElimina
  7. Neanche io conoscevo questa storia, o me la ero dimenticata. Grazie per l'indicazione, mi procurerò il libro. Mi fa venire in mente un poster di quegli anni in cui c'era un'astronave a forma di pulce o di pidocchio (un parassita, insomma) all'interno della quale i lavoratori che protestavano venivano segregati. Poi alcuni fuggivano e andavano a costruire una stazione spaziale a forma di falce e martello...

    RispondiElimina
  8. Io non ho dimenticato! Tempo fa ho visto un documentario che mi ha commossa e turbata profondamente, perché non ero mai stata a conoscenza di questa vicenda. Coraggiosi!

    RispondiElimina
  9. @Fizzi
    Per fare cose del genere bisogna prima sognarle. E ogni tempo ha i suoi sogni. Adesso o non si hanno sogni o, se li si ha, sono incantamenti banalissimi. Ciao.

    RispondiElimina
  10. @Tisbe
    Lo hai visto in tv o era un dvd? Perché quello di cui parlo è uscito il mese scorso.

    RispondiElimina
  11. Ah! I favolosi anni sassanta e le le loro utopie!Che nostalgia!

    RispondiElimina
  12. Aggiungo - per chi volesse procurarsi il libro e considerata la dubitosa professionalità delle grandi librerie - informazioni sulla casa editrice (Cinematica è il curatore) e sul codice ISBN, così non possono dirvi che non esiste:
    NdA Press, distribuita da PDE
    ISBN 9788889035429
    Il prezzo dovrebbe essere di € 17.90

    RispondiElimina
  13. Viviamo da sempre in un mondo dove sogni e utopia non possono trovare realizzazione.
    Di quella storia ricordo solo e vagamente il discorso dell'esperanto: ero giovane, anzi, bambina...

    RispondiElimina
  14. L'isola che non c'è più...

    RispondiElimina
  15. Di recente è stata fatto un tentativo del genere nell'isola di Mal di Ventre, nel golfo di Oristano, anche se meno strutturato di questo.

    E' affascinante questo indomito desiderio dell'Uomo di svincolarsi dai governi nazionali.

    Ammiro queste persone, la loro romantica ostinazione nel voler perseguire il Sogno.

    Amo in genere tutti i rivoluzionari, e quelle che talvolta sono le loro ingenuità.

    In fondo pure i mazziniani erano animati dallo stesso sogno, anche se di valore opposto (UNIRE anzichè SEPARARE).

    RispondiElimina
  16. Che storia incredibile e bellissima! Non avevo mai sentito parlare prima della repubblica delle rose. Grazie per avercela raccontata, Alberto.

    RispondiElimina
  17. gentile alberto, ti sono grato per questa segnalazione così interessante:

    è vero che la repubblica è morta quasi subito, ma bisogna dire che l'efficacia del suo messaggio permane, a me pare che sia stato un gesto anticipatore di taluni moduli comunicativi di greenpeace

    RispondiElimina