Mi ero perso la maratona di 24 ore che si era svolta il 12 luglio per la realizzazione di un graffito record di 170 metri quadrati nel chiostro cinquecentesco del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, così ieri in mattinata sono andato a documentare questo lavoro.
L’esposizione sarà visitabile fino al 29 agosto, ed è composta da una selezione di circa 40 opere realizzate su supporti di materiale diverso da artisti di strada quali Airone, Atomo, Gatto Nero, Flycat, KayOne, Mambo, Rendo, Senso, Sea Creative, Tawa, El Gato Chimney, Ericsone, Vire, Raptuz, Mr. Wany, Schiavon, Leo, Max Gattoquali.
Le creazioni dei writers entrano quindi in un museo nazionale e sono considerate nella loro natura di opere d’arte. Tema della mostra è il concetto di "rete", fondamentale nella storia e nell’attualità della tecnologia. La rete è una chiave di accesso importante per comprendere la tecnologia e le collezioni del Museo, che ne unisce diverse legate al mondo della comunicazione, dell’energia e dei trasporti. Si tratta di un elemento costitutivo della nostra quotidianità che tuttavia diventa sempre più invisibile: nascosto dall’uomo stesso o reso intangibile dall’evoluzione tecnologica.
Le reti sono ovunque ma non esiste un occhio per vederle. La stessa essenza della Street Art è formata da una "rete invisibile", quella della comunità dei writers, che aprono il linguaggio dell’arte al confronto diretto con il mondo circostante per comunicare e farsi contaminare dalle diversità. (qualcuno si ricorda i tombini di Street Art che fotografai il giugno dell'anno scorso?)
I piccoli piaceri della vita. La Polly, sollecitata da 1000 Awesome Things, ha affrontato l'argomento in questo post. Per me, ieri mattina mentre mi recavo al museo, i piccoli (mica tanto piccoli) piaceri della vita erano i ventiquattro gradi e un fresco venticello sbarazzino. Questi, il mese di luglio a Milano, sono doni del cielo, che infatti era tersissimo e mi sorrideva.
Technorati Tags:
E pensare che qualche politico non la definisce arte!!!
RispondiEliminaUn saluto
Che tristezza i writers!
RispondiEliminaConfondere un fenomeno antropologico-sociologico
con l'arte.
Tempo fa il Critico Sgarbi sdoganando le "opere"
che ornano il Leoncavallo osò paragonarle alla vicenda artistica di Diego Rivera e Alfaro Siqueiros (fortunatamente non fece altrettanto con Giotto e Michelangelo).
Si sono scomodati affreschi e murales per giustificare scarabocchi indesiderati dove prevale lo sfizio di marcare il territorio con la propria tag.
Un Haring non vale ancora a giustificare tutta questa ondata di dilettanti che deturpa, indesiderata, le città.
Senza che nessuno, cittadini o istituzioni gli abbia mai commissionato nulla.
A parte il Museo in oggetto che però ce li riporta
davanti agli occhi come fenomeno antropologico e sociologico.
Senza ne arte ne parte.
ti faccio presente che tutti gli artisti presenti alla manifestazione sono artisti professionisti e non dilettanti che difatti espongono in gallerie d'arte.
Eliminaoltretutto i dipinti che vedi nelle foto son stati fatti in una performance di 24ore per cui non ci si può aspettare il dettaglio e la raffinatezza di opere fatte in studio e frutto della riflessione sulle radici di quello che tu chiami fenomeno socio cuturale, anche se a mio avviso fanno la loro figura.
infatti x distinguere la perfomance dall' opera d'arte c'era anche un bel muro (uno dei 3 del chiostro del museo) adibito a galleria d'arte con la opere delgli artisti, etichetta e critica.
ti invito a visitare il mio sito guardare le opere e riflettere sulla tua posizione
http://www.gattoneroart.it/
gattonero
...appropsito la vera frase di Sgarbi quando gli abiam fatto vedere i muri del leoncavallo è stata "...è meglio della cappella sistina" , concordo sul fatto che effettivamente ha esagerato visto che i dipinti erano parecchio datati ma ti assicuro che se si cerca in giro di graffiti ad altissimo ilvello ce ne sono tanti.
Eliminail problema del fenomeno S-C è che son 50anni che le gallerie espongono solo i loro figli e le loro amanti senza fare in vera ricerca di nuovi talenti x cui gli artisti quelli bravi son finiti a dipingere sui muri , a spese loro e regalando opere grandiose alle città.
Se poi i ragazzini figli di un sistema clientelare e nepotista ,rincoglioniti dalla televisione se ne vanno in giro a marcare il territirio come animali, la colpa non è certo da imputare ai writer professionisti come noi ma ad un sistema culturale che sta sprofondando nell'individualismo e nella stupidità.
gattonero
Che spettacolo. E la mostra si è pure aperta lo stesso giorno in cui il tribunale ha decretato il proscioglimento o la prescrizione per gli episodi di "imbrattamento" in cui era imputato il re della street art milanese Bros. Cultura alternativa vs idiozia DeCoratese, 1-0. :D
RispondiEliminaPer quanto ne possa capire mi sembrano molto belli, e superano positivamente il contrasto con l'ambiente che li circonda...comunque non piacciono la maggior parte dei writers "disordinati" che s'incontrano girando in alcune vie cittadine e paesane.
RispondiEliminaCiao Al, Roberta.
Bisogna ammettere che questi writers sono bravi e penso che potrebbero abbellire alcuni muri grigi e brutti delle nostre città. Nulla a che vedere con gli scribacchini che dimostrano la loro intelligenza con le loro pseudo firme. L'anno scorso abbiamo riverniciato i muri esterni della nostra casa e sono durati solo due giorni.
RispondiEliminaBuona vita, Viviana
@portos
RispondiEliminaForse non ricordi tutto quello che allora disse Sgarbi: «Sono la Cappella Sistina della contemporaneità»
Non amo la Street Art. Però de gustibus...
RispondiEliminaCiao, Al!
Se fatta bene la Street Art mi piace... Il problema è che nel 95% dei casi NON è fatta bene ma è solo imbrattamento.
RispondiEliminaMa un writer buono che accetta di "scrivere" dove gli si dice rimane Writer? E' solo una domanda. Belle le opere e bella la mostra.
RispondiEliminaBlogger
Non c'è dubbio che alcuni di questi artisti abbiano un talento eccezionale. Il problema è tutto il resto che a me personalmente crea un notevole senso di rigetto. E' la mancanza di senso della proprietà è l'imposizione dell'arte a chi non la vuole come se avessero più diritto di altri di esprimersi... E' spesso un modo di sopraffarre e prevaricare con la prepotenza che non è migliore delle attività di certi bulletti di strada... Sarò poco chick o democratica nel dirlo ma la penso proprio così...
RispondiElimina@Blogger
RispondiEliminaLa stessa tua perplessità l'avevo avuta quando avevo parlato della mostra di Basquiat.
Nella mia città alcuni writers hanno scelto di tappezzare con le loro opere gli argini cementificati del fiume e la parte sotterranea di un solettone che si affaccia sul mare. A me non danno fastidio, mi infastidiscono di più certi mega cartelloni pubblicitari che si impongono con la loro presenza violenta e che non puoi evitare di guardare.
RispondiEliminaFantastici! Questa sì è arte! Altro che quelle porcherie del tipo "Tommy ti amo" o "Mattia culo" che imbrattano edifici pubblici, case private, vagoni dei treni...
RispondiEliminaPer colpa di certi cretini poi si fa di tutta l'erba un fascio e questi artisti ci rimettono.