L’idea di stare
dentro un immenso vuoto
affardellati di niente,
nel niente incespicando.
Cercarsi, nemmeno accostarsi.
Domande. Mai chiuse risposte.
Pure qui l’ora, il giorno.
Quale voce accompagna?
quale mano conduce?
Un grumo ogni storia residua.
Desiderio è mancanza.
Indifferenti stelle
dentro abissi insondabili,
sperse divinità
in limbi senza nome.
Altra la soglia, la stanza,
poco avanti lasciate,
altro il momento, il percorso,
lo sguardo sorpreso allo specchio.
Non v’è ritorno,
soltanto l’andare e l’addio.
dentro un immenso vuoto
affardellati di niente,
nel niente incespicando.
Cercarsi, nemmeno accostarsi.
Domande. Mai chiuse risposte.
Pure qui l’ora, il giorno.
Quale voce accompagna?
quale mano conduce?
Un grumo ogni storia residua.
Desiderio è mancanza.
Indifferenti stelle
dentro abissi insondabili,
sperse divinità
in limbi senza nome.
Altra la soglia, la stanza,
poco avanti lasciate,
altro il momento, il percorso,
lo sguardo sorpreso allo specchio.
Non v’è ritorno,
soltanto l’andare e l’addio.
Elio Pecora
Sant'Arsenio (Sa) 1936
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Toccanti versi. Bella la Poesia di E.Pecora, l'ho letto solo qualche volta, casualmente, sempre on line.
RispondiEliminaDovrò avere qualche suo libro!
grazie Al,
buona domenica
g
Sì, è bella, vera.
RispondiEliminaGiovanna
RispondiEliminaQuesta poesia è tratta da
Elio Pecora
Simmetrie
pp. 116, € 12
Mondadori, 2008
"affardellati di niente", ma quanto pesa quel niente... cercarsi, ripensare a un sorriso,a uno sguardo, a volte può bastare.
RispondiEliminaCiao Alberto, buon fine settimana.
Ho acquistato e letto "Simmetrie". Credo sia il suo ultimo libro pubblicato.
RispondiEliminaQuesto componimento tratto da "Simmetrie" è in linea con la visione del mondo di Elio Pecora che traspare dalle pagine del citato libro.
Allontanandosi dal giardino dei sogni, l'uomo precipita giù in abissi senza fondo: gli astri si dissolvono come nubi o respiri, e noi annaspiamo nel VUOTO dello spazio-tempo, con lo sguardo rivolto al flebile e irragiungibile chiarore che filtra lassù.
In una intervista che ho letto, Elio Pecora così risponde a una domanda sulla condizione umana:
"Esploro la condizione umana nel mistero di un universo dove tempo e distanze sono abissali rispetto alla brevità del nostro passaggio. La realtà è complessa, piena di attese e pretese, attratta verso un nucleo primordiale che va al di là delle nostre esistenze e ricomprende l'energia animale, vegetale, astrale. Una visione eraclitea, vicina ai latini del"carpe diem": Orazio e Ovidio (sto rileggendo "Le metamorfosi") già sondavano la precarietà della vita...
Al, grazie.
RispondiEliminaAvevo poi trovato ... Simmetrie.
già taggato fra i "libri" :-)
g