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Ieri pomeriggio ero a palazzo Borea a Sanremo, che è a mezzo tiro di schioppo da quel posto dove cantano, sempre per questioni di muri a secco. Proprio così si intitola la piccola raccolta di racconti che l'amico Gipo Anfosso presentava.
Racconti come pietre, pietre separate e disuguali, ma unite in una struttura armonica e funzionale. Vi si respira un’aria comune, un senso della vita ricco di memoria, di radici. I racconti parlano di Liguria e ne conservano forte l'essenza. Storie di guerra e di Resistenza, di banalità, di fatica di vivere e uscire dai propri ruoli .
Campeggia la figura di Leo, padre di Gipo, nato e cresciuto nel mio paese, mitica figura di medico, medico partigiano prima, e poi medico tout court dopo, ma medico ben al di sopra delle normali righe professionali.
Gipo Anfosso
Muri a secco
ennepilibri
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Leo Anfosso me lo ricordo in un letto d'ospedale. A Milano. Leggerò il libro di Gipo con attenzione...
RispondiEliminaI muri a secco sono meravigliosi.
RispondiEliminada giovane andauìi come bocia con uno dei più grandi maestri di muri a secco dell'alta val Nervia; u Bartunin. era un uomo minuto, vieva in campagna a Pigna, alla Seusa. Lavorai con lui in diverse occasioni, ai giardini Regina Margherita a Bordighera, almeno così credo si chiamino, ed alla costruzione di alcuni muri in centro abitato a Pigna. era qualcosa di straordinario quest'uomo, era anche di fede Socialista, mi raccontava della sua bandiera nascosta ai fascisti e conservata in campagna, un uomo di un mondo ormai scomparso, l'ultima volta che lo rividi, e mi trovavo a Pigna per puro caso, è quando lo ritrovarono morto in campagna vicino alla mia, era scivolato ed aveva battuto la testa.. parlava alle pietre u Bartunin.
RispondiEliminaRoberto
Splendide queste terrazze.
RispondiEliminaDei muri a secco scrive anche (e come no, dirai!) Marino Magliani nella Tana del alberibelli (bello, suggerito da te, eh).
Béh, leggerò anche Anfosso.
ciao, Al
g
>> Tana del alberibelli
RispondiEliminaoops! si vede che già dormo!!!
notteeee :-)
Il testo di Boine che Alberto ha pubblicato nel post originale sui muretti a secco è usato come commento sonoro alla sezione del Museo dell'Olivo di Imperia nella quale si mostra come questi muretti vengono realizzati. Il museo dell'Olivo è una bella iniziativa, ci ho portato mia figlia già due volte, e ne è valsa la pena.
RispondiEliminaPatrimonio mondiale dell'Umanità dell'Unesco, perché no? Il Piemonte sta candidando in tal senso i propri paesaggi vitivinicoli, e perché non dunque le fasce a uliveto?
Ho già fatto presente che mi piacerebbe che il mio "exitus" avvenisse in un uliveto, sotto un ulivo, come per il Tonle di Rigoni Stern. Sarebbe la fine migliore...
Anche qui sul Carso e nella vicina Slovenia ci sono tanti muri a secco :-D
RispondiEliminaIn attesa della mail di recensione promessa a Gipo l'estate scorsa, per ora arriva un solo saluto su questo bel blog. Per un metropolitano come me, il ripasso sulla teoria dei muri a secco avviene quasi solo nell'annuale pellegrinaggio d'Agosto a Triora al buen retiro dell'Autore. Che riesce a farmi spingere in territorio per me ostile grazie al carisma tanto potente da oscurare perfino l'imperdonabile tifo per una triste squadretta lombarda.
RispondiEliminaIn realtà, e spero che l'ironia non l'abbia nascosto, tutto avviene grazie all'affetto potente e duraturo per lui e la sua eccezionale famiglia.
Ancora un saluto, (anche se so che lui non lo leggerà)
Gianfranco
Gran bella serata! Ho avuto il piacere di partecipare e di provare sinceri attimi di commozione, soprattutto sentendo leggere alcune pagine del piccolo ma grande libro di Gipo. Mi sono sentito un po' a casa mia ed ho salutato con grande piacere, oltre all'autore, Alberto, Gian Paolo, Paolo, ecc., sinceri amici, che mantengono ancora intatti valori umani, quelli che contano nella vita.
RispondiEliminaI muri a secco sono il simbolo della fatica ed anche della memoria, tema ricorrente della serata e del libro.
Grazie a Gipo ed ai commentatori (Faraldi, Perotto e Navello) veramente bravi!
Molto interessante, lo leggerò di sicuro. Perchè non proponiamo davvero che la provincia di Imperia cominci le pratiche per l'inserimento dei muretti a secco nella lista dei patrimoni dell'Unesco? Curiosando in rete ho trovato un sito molto simile che è già stato inserito e protetto: Batad nelle Filippine. Incredibili le somiglianze...
RispondiEliminaSe si trova anche qui in zona il libro quasi cerco di prenderlo, sembra interessante. E dopo tutto siamo ormai sotto periodo prenatalizio, quindi è tempo che cominci a farmi qualche regalino extra...
RispondiEliminaPurtroppo i migliori ci hanno lasciato troppo presto.
RispondiEliminaA Leo partigiano, portavo " u bidunetu de menastra pe u camin de Vegliu " in compagnia della capretta bianca Cirin.
Leo dottore, lo incontrai per l'ultima volta nella casa sua di Sanremo, pochi giorni prima del trapasso: Lui gravemente ammalato che dava coraggio a chi andava a fargli visita.Un grande.
Bellissimi. Li avevo visti la prima volta circa 10 anni fa. Poi ora, di tanto in tanto mi sposto in liguria.
RispondiEliminaCiao a tutti, sono Gipo Anfosso. Provo per la prima volta a entrare in un blog e non sono sicuro del risultato. Ringrazio intanto Alberto per lo spazio che mi ha dedicato e tutti i commenti che sono stati fatti. Mi ha commosso leggere di persone che hanno conosciuto mio padre, Silla e Fuin, e che adesso spero si legheranno a me con le parole della memoria che ho scritto. Silla è entrato nel racconto La memoria. Grazie a tutti, martedì è stata un giornata indimenticabile.
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