Miele e nocciole a cuocere
I fari pe e nage e e nage
L'ostia per le cubaite
Voglia di dolcezza porta questa festa che arriva fra qualche giorno, e credo non ci sia paese in Italia che non abbia la sua specialità tradizionale. Ecco qui la cubaita , in dialetto cubåita, dolce tipico natalizio di Isolabona (IM). Purtroppo da un po' di tempo è invalsa la brutta abitudine di confezionarle tutto l'anno per ristoranti e locali vari, e così hanno perso un po' quel senso di novità ricorrente per cui erano nate, anche se in questo periodo la produzione è al massimo. Sono in pratica delle cialde ripiene di nocciole cotte nel miele. Detta così sembra una ricetta semplicissima, che anche semplice lo è, ma ha i suoi piccoli segreti. Intanto la cialda od ostia che dir si voglia, in dialetto, nage: sono pochissime le donne che sono capaci di farla con maestria adoperando lo strumento che vedete nelle foto, i fari pe e nage, e i cui esemplari si contano ormai sulle dita di una sola mano. Sembra che nessun fabbro riesca a rifarli questi ferri con quella lega che adoperarono i loro colleghi un secolo fa. Poi la cottura del miele con le nocciole, quando è cotto al punto giusto? Altro piccolo segreto che non svelo altrimenti che segreto è? Ci sono imitazioni di questi dolci, come a Pigna, che li chiamano ubrin, a Castelvittorio che li chiamano marzapai e a Triora che li chiamano turun, ma sempre e solo imitazioni rimangono. Le cubaite, quelle che vedete, sono solo di Isolabona.
L'impasto di miele e nocciole deposto sull'ostia
Le cubaite pronte da gustare
A Isolabona coda di stoccafisso ripiena. A Isolabona festival delle arpe. A Isolabona "Antichi mestieri". A Isolabona sagra delle anguille negli anni Settanta. A Isolabona Gazzetta di Isolabona.
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Nel Salento, c'è un dolce tradizionale che ricorda la cubaita (non a caso forse si chiama cupeta). Al posto del miele si usa lo zucchero caramellato e al posto delle nocciole le mandorle, dato che i mandorli sono diffusi nella pianura salentina. Poi si versa il tutto su una lastra di marmo, lo si fa raffreddare e successivamente lo si taglia in pezzi grandi a piacere. In una variante, si utilizzano anche le nocciole.
RispondiEliminaSembra buonissima. Buone feste
RispondiEliminaLa cubaita è un dolce d'origine araba che ha una grande diffusione (con diverse varianti) nel Meridione e che dalla Liguria e dal Veneto si è diffusa in tutto l'arco alpino. C'è un ricco articolo sulla storia della parola (che è ovviamente araba a sua volta) in una miscellanea linguistica in corso di stampa che sto curando. Purtroppo non posso anticiparvene nulla perché è ancora inedito, ma vi basti pensare che l'autore è di Bormio (So) e anche lì preparano questo dolce. Un caro saluto, FT
RispondiEliminaLa cubaita è di origine romana. Nella Roma imperiale era un dolce molto ricercato. Simile in tutto a quello che, a Natale, si prepara ad Isolabona. Il termine deriva dal latino cupere che significa desiderare ardentemente. In pochissimi, allora, se lo potevano permettere....
RispondiEliminaBè, che sia di origine araba o romana, un grazie a fiorenzo toso e a silla che hanno aggiunto una nota culturale ed etnica a questo splendido dolce. Il termine salentino "cupeta" sembra essere etimologicamente in linea con il verbo latino "cupere"...
RispondiEliminaSono proprio uguali a quelle di Triora, che nel negozio vendono come Cubaite, ma che qui si chiamano semplicemente turrun.
RispondiEliminaMiele, nocciole, un pezzetto o due di noci e una buccia di mandarino grattata: ecco la nostra ricetta.
Auguri di buone feste!
solo a leggerne la ricetta si ingrassa piacevolmente di un Kg! devono essere buonissime...
RispondiEliminaQuelle che faceva mia zia Malvina erano uniche. Ora lei non c'è più e, anche desiderandole ardentemente,......
RispondiEliminami sono rivista a Realdo con Don Luigi Peitavino, e la scolaresca invitata nella canonica a preparare 'il torrone'. Poteva essere simile alla cubaita, in quanto don Luigi era nativo di Isolabona. Ci dava il compito (graditissimo)di schiacciare le noccioline e tostarle sulla vecchia stufa di ghisa, rossa dal caldo, poi si mescolavano con il buonissimo miele é chiara d'uovo montata a neve. Il tutto veniva versato a cucchiaiate sulle _ostie_ fatte con un attrezzo apposito.Si ricoprivano con altra ostia e si doveva ...attendere che si indurissero. A quel punto Don Peitavino ci raccomandava di aspettare.... avremmo festeggiato insieme ai genitori e le persone del paese.... potete immaginare quella masnada di ragazzini golosi che vedevano il torrone forse solo in quell'occasione se riuscivano ad aspettare, con le 'ire' del povero don che ci rincorreva giù dalla scala della canonica, tra grida e risate.
RispondiEliminaBei ricordi e bei tempi anche se immersi nella semplicità.. Forse belli per questo. Tanti auguri a tutti di BUONE fESTE
Grazie Jacqueline per il bel ricordo. Don Peitavino era un mio parente da parte di madre. Cari auguri anche a te.
RispondiEliminaEh! ehi! un momento! le cubaite saranno solo di Isolabona, ma gli ubrin sono solo di Pigna!
RispondiEliminaCampanilismi a parte, penso che sia un dolce diffuso un po' dapertutto nella ns. zona, e come dice il Prof. Toso l'origine sarà araba... Se così è certo che in questa zona non sono stati diffusi dai pignaschi, che gli arabi li hanno respinti con l'olio bollente il giorno di S.Tiberio... (santo festeggiato solo a Pigna, ma noi ci inventiamo anche i santi, in caso di necessità!)
auguri anche al Prof. Toso e a tutti gli altri, e non mangiate troppo!
a CastelVittorio si chiamano " MAZZAPAI" e sono uguali a quelle di Isolabona
Eliminadalle mie parti, Cuneo, il tuo dolce meraviglioso si chiama cupeta e lo si fa con le nocciole o con le noci.mia mamma le preparava,ma solo nei giorni di festa. auguri
RispondiEliminalucetta
Grazie per gli auguri alla signora Pignasca, che ricambio con tutto il cuore. Beh, mi pare che la cubàita o cupeta o quel che è sia un dolce al di sopra delle frontiere linguistiche e culturali, vere o false che siano, e anche questo è un simbolo di unità nella diversità! A presrto, FT
RispondiEliminada noi è un croccante fatto con semi di sesamo, mandorle e miele. Il termine arabo e' qubbajta, la chimiamiamo anche giuggiulena. so che a genova fanno anche le panelle come si fanno a palermo.
RispondiEliminada noi in sicilia :-)
RispondiEliminaLa nonna Nina di cubaite non ce ne farà più. Ci ha lasciato per sempre.
RispondiElimina...Tu sei sola al mondo che sa, del mio cuore,
RispondiEliminaciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore...
Ciao Nina.
Fuin
RispondiEliminaAbbraccio forte te e tuo fratello. So cosa vuole dire perdere la mamma. Ciao.
non dimenticherò mai le cubaite che nonna agnè preparava ogni anno per natale! (purtroppo il ferro che usava per fare le ostie è sparito...)
RispondiEliminadove si trova lo stampo per l'ostia?
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