Apricale (IM) - Scattata dal "Bar dei tarocchi"
Ed ecco le fatiche fatte sante, ed ecco... Le fatiche! Lavoro tenace, lavoro rude, lavoro anche di notte. E qui non v'è aratro, qui non v'è ordigno, qui i solchi si fanno a colpi violenti di bidente, uno dopo l'altro, duri, violenti rompendo il terreno compatto e argilloso. Terreno avaro, terreno insufficente su roccia a strapiombo, terreno che franerebbe a valle e che l'uomo tien su con grad'opera di muraglie e terrazze. Terrazze e muraglie fin su dove non cominci il bosco, milioni di metri quadri di muro a secco che chissà da quando, chissà per quanto i nostri padri, pietra per pietra, hanno con le loro mani costruito. Pietra su pietra, con le loro mani, le mani dei nostri padri per secoli e secoli, fin su alla montagna! Non ci han lasciati palazzi i nostri padri, non han pensato alle chiese, non ci han lasciata la gloria delle architetture composte: hanno tenacemente, hanno faticosamente, hanno religiosamente costruito dei muri, dei muri a secco come templi ciclopici, dei muri ferrigni a migliaia, dal mare fin in su alla montagna! Muri e terrazze.
Giovanni Boine
Giovanni Boine
È la seconda volta che pubblico questo testo. La prima fu QUI a corredo delle fotografie di quelle terrazze al massimo aspre e scoscese.
Malgrado tutto quello che sta succedendo sulla sua superficie e anche un po' sotto la sua pelle la Terra gira ancora, e siamo appena passati, come succede ogni anno dalla notte dei tempi, nell'equinozio di primavera. Dovrebbe essere il giorno giusto per dichiarare, e poi però anche dimostrarlo con i fatti, tutto il bene che le vogliamo a questa nostra Grande Madre.
Malgrado tutto quello che sta succedendo sulla sua superficie e anche un po' sotto la sua pelle la Terra gira ancora, e siamo appena passati, come succede ogni anno dalla notte dei tempi, nell'equinozio di primavera. Dovrebbe essere il giorno giusto per dichiarare, e poi però anche dimostrarlo con i fatti, tutto il bene che le vogliamo a questa nostra Grande Madre.
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Che bellissimo modo per incominciare la primavera, questo testo!
RispondiEliminaFinchè confonderemo il lavoro con lo sfruttamento e lo scambio con il possesso, il patto fra l'uomo e la terra sarà sempre fragile.
RispondiEliminaSplendida fotografia.
quoto Ross e aggiungo un grazie Alberto
RispondiEliminaMolti di questo nostri bellissimi luoghi hanno un nome quasi segreto che non ha un riferimento geografico perchè corrisponde ad un Genius Loci(spirito del luogo):ad es. Piè Matun e Bechì dalle parti di Latte e molti altri.
RispondiEliminaDavvero un post che fa sognare e rilfettere, come il commento di Ross...
RispondiEliminap.s.: ti abbiamo aggiunto nel blogroll :)
Non vorrei essere banale ma...W LA LIGURIA!
RispondiEliminaTi ringrazio di cuore, per aver mostrato che l'uomo può anche essere costruttivo, non solo devastante.
RispondiEliminaE' un bell'augurio il tuo e una grande speranza.
Ciao Alberto,
Lara
Grande respiro, grande cultura, grandi doveri verso l'uomo e la natura. Ma mi sento pigro. Sarà, appunto, la primavera? Mi vado a ripetere, oggi: "Che sia primavera sul serio, in ogni senso, per chi sa apprezzarla al meglio!". E mi permetto di aggiungere: "Quale malia nelle parole di @water violet!".
RispondiEliminaChe bel testo e che bella foto, Al
RispondiEliminagrazie!
g
Ho "festeggiato" l'equinozio assieme ad altri volontari ripulendo una vasca alimentata meteoricamente (un trœju) che avrebbe potuto trovarsi anche nella campagna che hai fotografato, dal momento sto parlando di una zona solo pochi chilometri più a est.
RispondiEliminaAlla fine della giornata mi sono scoperto ancora più ammirato dalla tenacia e dalla mole di lavoro di cui erano capaci i nostri nonni.
Bel post con foto più che adatta.
RispondiEliminaBuona primavera, Liguria.
La terra appartiene all'uomo che
RispondiEliminal'ha coltivata.Però la Liguria è
si affascinante ma vertiginosa.Grattacieli.
Egill
da bravo, impenitente, incorreggibile pigrone, invece che al lavoro non riesco a non pensare alla meravigliosa vista mare che si deve godere da lassù... :D
RispondiEliminanon è una terra semplice la nostra..
RispondiEliminaMaistretu
Oggi è la giornata della Poesia, ma di questi tempi, con gli avvenimenti che corrono, si respira più aria di tragedia che di poesia.
RispondiEliminaNella foto le fasce sembrano un pentagramma :
" Paesi di luce
nel respiro largo
degli ulivi, chiazze
tremule che vanno
perdendo consistenza.
come se nessuno più potesse dire.
qui vivo."
Nico Orengo
ciao Alberto, un abbraccio.
Ce la ho!!! Formato grande grande!!!
RispondiEliminaGrazie ex tunc Albert!!!
Ps: ti ricordi che con Nico ci si fantasticava sulla abitabilità?
I momenti più intensi e segreti che ricordo sono legati alla terra. Ciao, Alberto!
RispondiEliminaToccante il pezzo di Boine. A questo punto vorrei pubblicare quanto scrisse Riccardo Bacchelli quasi 60 anni fa:
RispondiElimina"Ma sapevo che bisogna inerpicarsi e scapicollarsi per la strada erta e vertiginosa da Pieve di Teco a Molini di Triora, per vedere il cuore austero e scabro del paese ligure. C'è qualcosa là di angoscioso, sto per dire atroce, in quella furia d'invenzioni della natura impervia e dirupata. C'è, tutto, sto per dire feroce e disperato, nella tenacia umana che ha aggredito e morso in quei dirupi, gradinandoli e terrazzandoli fino a incredibili altezze, con una somma di lavoro e di fatica che spaventa, per piantarvi giù in basso l'olivo lento e prezioso e l'avara vite, e per seminarvi più su un pugno di frumento stentatissimo, e per falciarvi infine qualche fascio di buon fieno montanino.
Se in altro luogo mai, in Val d'Argentina e d'Arroscia e di Rezzo, sotto il Carmo di Brocchi e dal Passo della Teglia desolato, l'economia di quegli inerpicati contadini di monte e di rupe, appare, più che un fatto di ragione e di bisogno, una necessità e un fatto di passione, di volontà, di religione. Non credo che nessun tornaconto abbia giustificato mai un lavoro tanto imponente e formidabile, e tanto scarso di frutti. Lo giustifica un amore religioso alla terra, che è l'antico e fecondo motivo di contrasto fra le due anime liguri, la terragna tenacissima e l'avventurosa marinaresca e migratrice."
La bellezza della foto cattura e fa quasi dimenticare la dedizione e l'impegno di chi è riuscito a rendere produttiva una terra tanto aspra.
RispondiEliminaCristiana
Domenica passando da Apricale il luogo che hai fotografato ha attirato la mia attenzione...accade sempre, la verticalità di questa casa è sorprendente!
RispondiEliminaCiao Al, Roberta
ot, grazie per la strigliata, spero di aver rimediato!!!
Il paesaggio è verticale, il lavoro del'uomo ha cercato di "orizzontalizzarlo".
RispondiEliminaIl risultato è una griglia di linee perpendicolari in cui ci si muove come su una scacchiera dell'anima.
Sempre grande Boine, sempre incompreso e sconosciuto.
Adsuetumque malo ligurem
RispondiEliminaSono d'accordo Alberto. Completamente.
RispondiEliminache dire? io non potrei vivere in alcun altro luogo che non sia Liguria....
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