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sabato 19 aprile 2008

Salvatore Quasimodo

Alle fronde dei salici
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.


Salvatore Quasimodo
Modica 1901
Napoli 1968

10 commenti:

  1. Non disturbare, prego.
    SIAMO OKKUPATI!

    Il 14 giugno di quest'anno ricorre il quarantennale della morte di Quasimodo che dedicò una poesia alla mia città dal titolo:"Alla foce del fiume Roja" nella raccolta Oboe Sommerso.
    La poesia è incisa su una lapide di marmo e posta sul muro della casa che fronteggia la passerella in direzione Marina S.Giuseppe.
    Chissà se l'amministrazione avrà un pensiero per ricordare l'evento!

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  2. Che bella sorpresa Albè. "Alle fronde dei salici" me la lesse mio padre quando avevo quindici anni. Solo un grande come Quasimodo ha potuto condensare in così poche parole l'orrore della guerra, la barbarie del nazismo, l'impotenza di tanti, poeti compresi, davanti alla catastrofe dell'ultimo conflitto.
    Coraggio ragazzi.
    RICOMINCIAMO DAL PROSSIMO
    25 APRILE!!!!!!!!!!!!!!!!

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  3. Splendida.
    Il 25 aprile è alle porte, ma le osse sono ancora rotte...
    L'idea nisciùn l'amassa (nessuno può uccidere l'idea), ma la forza a volte viene meno.
    Ci metteremo un pò di coraggio!
    Se qualcuno vuol venire a festeggiare il 25 aprile a Vallebona (Im) pranziamo al Rist. degli amici. Per prenotare:
    viale.pia@tiscali.it Entro martedì

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  4. Io sarò con i partigiani della val Nervia dove sono arrivato adesso.

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  5. filo
    Grazie, non lo sapevo. Fotograferò la lapide e la inserirò quel giorno. Vedremo se il Comune se ne ricorderà.

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  6. Splendida! Quasimodo, insieme a Ungaretti e Montale, sono tra i miei preferiti. Amo la poesia e quella ermetica mi affascina da sempre.

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  7. è una delle poche poesie , imparate a scuola, che ricordo a memoria...ermeticamente esprime un dolore che devasta anche lo spirito

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  8. Quasimodo è riuscito a reinnestare nella poesia del Novecento modi greci (con la sua traduzione dei lirici) e biblici (in questa poesia, con echi del salmo 137, che qui riporto nella bella traduzione poetica di padre Turoldo...):

    Lungo i fiumi laggiù in Babilonia,
    sulle rive sedemmo in pianto
    al ricordo struggente di Sion;
    sopra i salici, là in quella terra,
    appendemmo le cetre armoniose.

    2. Oppressori e infami aguzzini
    ci chiedevan le nostre canzoni,
    dopo averci condotti in catene,
    le canzoni di gioia chiedevan:
    "Intonateci i canti di Sion".

    3. Potevamo noi forse cantare
    salmi e canti del nostro Iddio
    in quel triste paese straniero?
    La mia destra sia paralizzata
    se ti scordo, o Gerusalemme.

    4. Mi si attacchi la lingua al palato
    se un istante appena io lascio
    di pensarti, mia Gerusalemme,
    se non pongo te, Gerusalemme,
    al di sopra di ogni mia gioia.

    5. Tu ricorda i figli di Edom:
    Dio, quanto nel giorno supremo
    contro Gerusalemme urlavan:
    "Distruggete le mura, abbattete,
    annientate le sue fondamenta".

    6. Babilonia, o madre di morte,
    sciagurata città, sia beato
    chi ti rende la stessa infamia,
    sia beato chi afferra i tuoi figli
    e li stritola contro la roccia.

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  9. Si legge la priga riga e ci si accorge di saperla e poi ci si fernma a pensare.
    un saluto.

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  10. Grazie Alberto. l'ho letta un po'in ritardo, ma è una poesia stupenda e struggente. Una delle mie preferite.
    Come per Annarita, Ungaretti, Quasimodo e Montale sono i miei preferiti.... (Ungaretti in particolare)

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