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Gisella Donati, settant'anni a giugno, è una delle maestre in servizio più anziane d'Italia. I suoi bambini che l'anno prossimo faranno la quinta la perderanno. E così hanno scritto questa bella letterina al ministro perché la faccia rimanere ancora un anno con loro. Sembra veramente una storia d'altri tempi.
Vi ricordate voi di qualche maestra o maestro che vi è rimasto, nel bene o nel male, particolarmente impresso nella memoria?
via
La foto è una ricostruzione di una vecchia classe elementare. La scattai alla quinta edizioni degli "Antichi mestieri" di Isolabona (IM) nel 2005. [un clic sopra per ingrandirla]
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Gentile Ministro, visto che un alto e un basso fa un guaivo, potrebbe allora tenere per un altro anno la Sig. Gisella Donati e mandare in pensione anticipatamente il prof. di ragioneria dell'istituto Kennedy di Monselice?
RispondiEliminaUn ex allievo con brutti ricordi (e brutti voti)
Béh...commozione.
RispondiEliminaDavvero sembra storia d'altri tempi.
Io certo ricordo la mia maestra delle elementari (sì, nel bene nel male!) perché allora la maestra era unica e portava gli alunni dalla I alla V.
ciao Al,
g
PS: ho scordato. bellissima la foto!:-)
RispondiEliminapessimo ricordo della suora maestra di prima elementare in scuola privata che mi diede un bello zero spaccato sin dal primo giorno di scuola per avere bucato il foglio di quaderno con la gomma e mi terrorizzava con fioretti da fare al Sacro Cuore di Gesù che troneggiava in classe col cuore trafitto di spine.Ho un buon ricordo della maestra di scuola pubblica in 2a e 3a, pessimo di quella delle classi 4a e 5a.Invece ricordo ancora con grande stima e affetto la professoressa di storia e filosofia del liceo: m'incantavo ad ascoltare le sue lezioni e riuscì a motivarmi nello studio trasmettendo amore per le sue discipline e metodo di studio basato sul confronto di interpretazioni storiografiche. Era imparziale,seria, autorevole e molto esigente ma metteva i ragazzi in condizioni di essere all'altezza di quanto richiedeva durante le sue temute interrogazioni.Grazie alla sua formazione, 8 anni dalla prima maturità, ne ho presa una seconda come privatista e superato subito un concorso pubblico. E' stata una delle poche persone che riuscì a leggermi dentro e me lo disse solo al termine del ciclo di studi. All'epoca non condividevo quanto mi aveva detto. Solo dopo molti anni ho concluso che invece non si era sbagliata affatto.
RispondiEliminaChe tenera e accorata la letterina di questi bambini, la ministra potrebbe anche fare un'eccezione e accontentare gli alunni di quarta.
RispondiEliminaAnch'io come Giovanna ho avuto una sola maestra per tutti gli anni delle elemtentari e la ricordo benissimo. Si chiamava Giuseppina Colla, era gentile, paziente, preparata e mi ha fatto amare la scuola fin dal primo giorno.
Mi sto chiedendo se anch'io, quando arriverà il mio turno di andare in pensione,avrò la voglia e l'energia di insegnare ancora come la maestra Donati! Uhmmm...
Anch'io conservo un bel ricordo della mia maestra delle elementari, la maestra Paoletti, molto materna, comprensiva e paziente. Ci ha seguito tutti i cinque anni ed eravamo una classe di 30 ragazzini. Eravamo in campagna e la Paoletti amava portarci fuori spesso, belle passeggiate, ci faceva notare ed amare il passaggio delle stagioni.
RispondiEliminaIl ricordo più bello è stato quell'anno che abbiamo fatto la coltivazione dei bachi da seta in classe, rami di gelso per nutrirli, e poi la raccolta.
Me ne ero quasi dimenticata...
Caro Alberto, certo che ricordo la maestra delle elementari. Forse è troppo lungo, ma ti invio un ricordo della mia maestra che scrissi... qualche anno or sono.
RispondiEliminaHo tra le mani le monete in Euro e cerco di memorizzarne i valori. La memoria vola alla mia infanzia, alle elementari frequentate all’Istituto B. Almerini di Sanremo delle monachine della Madonna della Neve. Scuola religiosa privata a pagamento, ma aperta anche ai figli dei meno abbienti e con rette, ora si direbbe, differenziate: chi ne aveva pagava, chi non ne aveva no. Mi è riapparso il volto giovane e sorridente della maestra di seconda, (o terza? non ricordo bene). Giovane, appena diplomata, alta, capelli corvini e occhi quasi verdi sempre sorridenti. Sostituì suor … Fausta? ammalatasi dopo le vacanze di Natale. Rimessasi suor Fausta, la maestrina supplente comunque fu confermata e ci condusse per tutto l’anno scolastico. Un giorno di primavera ci parlò di un accordo siglato e ratificato (non usò né “siglato” né “ratificato”, un bambino che allora avesse adoperato simili vocaboli sarebbe stato ricoverato) tra sei paesi europei per regolare la produzione e il commercio del carbone e dell’acciaio. Adesso capisco che era la ratifica dell’accordo della C.E.C.A. Comunità Europea del Carbone e dell’ Acciaio, antenata dell’Unione Europea di cui oggi l’Euro è la moneta comune. In quella lezione imparai un po’ di geografia europea ma le ultime parole della maestrina “…questo è il primo passo, un giorno andremo in tutti i Paesi d’Europa senza passaporto, con una sola moneta e tra questi Paesi non ci saranno più guerre…” mi fecero sognare e volare con la fantasia. Chissà se vive ancora quella giovane maestra? Potessi, la cercherei per richiamarla in servizio e affidarle una classe di asini attuali, che predicano che l’euro uccide la nostra civiltà, che definiscono l’Unione Europea un mostro, che sognano il ritorno all’Europa di 100 staterelli per salvaguardare le culture, i costumi, a volte la razza e i privilegi. Li rimetterei sui banchi di scuola con ciuffo a banana, grembiulino nero, colletto bianco e papillon azzurro. La mia maestrina impartirebbe loro poche lezioni di Storia: la cronologia della storia europea da qualsiasi data fino ad oggi. Scopriranno che nei paesi della attuale Unione Europea non si è MAI avuto un periodo di pace superiore ai 15-20 anni; guerre, solo guerre, sempre guerre, per soldi, per interessi contrastanti, per conquiste di potere. Nei primi 45 anni del 1900 in Europa sono morte più di 50 milioni di persone per guerre varie. Dalla firma dei trattati di Roma, nei paesi dell’attuale Unione Europea non c’è più stata guerra. Quando l’avranno bene in zucca, impareranno a memoria il prologo del trattato di Roma del 26.3.57. Rigiro tra le mani la moneta da 1 Euro e nel suo luccichìo vedo il sorriso di quella maestrina e mi prende la commozione: dopo 50 anni un sogno si è realizzato. “…, un giorno andremo in tutti i Paesi d’ Europa senza passaporto e con una sola moneta e tra questi Paesi non ci saranno più guerre…”. Penso a Schuman, a Spaak, ad Adenauer e a De Gasperi, i quattro statisti europei del dopoguerra che propugnarono per primi la Comunità Europea. Oggi sarebbero felici. Grazie a loro. Viva l’Euro. Speriamo che tutti presto comprendano il vero valore dell’Euro: pace, prosperità e concordia. Senza guerre, odio e morti.
Ciao Alberto, esco sempre come "anonimo", perché non capisco un tubo (e neanche voglio farmi venire il mal ditesta) con url, nickname, password ecc. Sono Mac. Un giorno che c vediamo mi spieghi come faccio a firmare gli articoli e a non uscire come anonimo. Ciao.
RispondiEliminaVedi Mac che ci sei riuscito. Ciao.
RispondiEliminaIl Maestro Pallanca, della mia terza elementare, era irascibile. Ma grande disegnatore. Nell'intervallo di pranzo, faceva sempre un disegno, coi gessi colorati. Alla lavagna. E, al nostro rientro, quante bocche aperte davanti a quei capolavori. Ogni giorno diversi. Ogni giorno bellissimi...Come potrei dimenticarlo? Chissà se è ancora vivo. Sono passati quasi cinquantanni. Era di Ventimiglia. Se qualcuno lo conosce, me lo faccia sapere.
RispondiEliminaCiao Silla,
Eliminaho visto per caso il tuo post.
Avevo anch'io il maestro Pallanca.
Era una persona veramente speciale!
Magari eravamo in classe insieme (io sono del '65)
Francesca
Ricordo la mia professoressa di Italiano delle superiori, scontri continui su tutto, soprattutto politici, eppure fu sempre una persona corretta nei suoi giudizi ed umanamente eccezionale.
RispondiEliminateneri questi bambini ma in effetti come si fa a cambiare maestra in quarta elementare
RispondiEliminaio alle elementari ho cambiato più volte maestre, perchè mi cambiavano ogni anno scuola, quasi, però mi ricordo la maestra della primina, suor Angela, un viso asciutto e rugoso, incuteva terrore ma a guardarla bene scoprivi che era tenerissima, ma il mio mito è stata la maestra di V una giovane donna con una coda di cavallo bionda, non ricordo il suo nome ma ricordo che per me era bellissima e io sognavo di diventare come lei una volta grande
RispondiEliminaQuando andavo alle elementari ho avuto una maestra che probabilmente aveva superato i settant'anni, dico probabilmente perché in realtà non so quanti anni avesse ma, a noi che eravamo bambini, sembrava di almeno ottant'anni. Aveva sempre freddo e veniva sempre in classe col cappotto. Allora non c'erano i riscaldamenti e nell'aula avevamo una stufa a legna che io, essendo quello che al mattino arrivava per primo (abitavo di fronte alla scuola), avevo l'incarico di accendere!! I bambini di oggi (delle elementari) saprebbero ancora accendere una stufa? Vi dò qualche suggerimento, prima si accende una bella pigna grande e si nette sul fondo, poi si mette qualche pezzetto di pino secco ed infine legna più "robusta" come rovere o ulivo, noi bruciavamo anche cilindri di sansa compressa.
RispondiEliminaMi sono commosso. E sono lieto di vedere che in mezzo a tante brutture, ci sono anche piccoli italiani ed italiane come questi, che uniscono la semplicità alla determinazione.
RispondiEliminaRicordo con piacere la mia maestra dell'elementari (una vita fa) e so QUANTO ha influito sulla mia vita la sua passione e il suo impegno per la tolleranza e il suo amore per la libertà
Un sorriso grande
Mister X di Comicomix
o.t. Ciao Alberto, oltre ad averti linkato ti ho fatto i miei più vivi complimenti nel post da te indicatomi.
RispondiEliminaChe carina questa bimba. Ricordo una maestra delle elementari, la maestra, tuttologa. La adoravo, tranna quando ci interrogava. Ma pensa che ancora ci si ritrova con i ragazzi delle elementari a fare delle cene, e in quelle occasioni la si invita sempre volentieri, anche perchè all'epoca non era vecchia e non lo è nemmeno ora.
RispondiEliminaCaro Alberto
RispondiEliminaBisogna ammettere che questa lettera riesce a riesumare vecchi ricordi letteralmente rimossi. Altri tempi. Maestre che non erano ne settantenni e neanche cinquantenni, ma che riuscivano con i loro metodi e la loro didattica, a presentare la scuola come una sorta di istituzione chiusa, impenetrabile. A parte qualche rarità, i metodi erano quelli da libro cuore, estetica, retorica e tanta comprensione per i figli delle buone famiglie, e x noi, figli di un mondo sul finire che rievocava povertà e dura vita, il minimo, condito il tutto con vigorose sberle e punizioni. Erano i primi anni sessanta, quello che venne poi lo sanno tutti..
Credo che nelle parole di quei bambini risalti l'immagine perfetta dello sfascio in cui versa la scuola, da una parte incapace di uscire dai testi ricchi di eventi e date, dall'altra l'impossibilità strutturale di confrontarsi con il mondo di oggi.. ci sarebbe bisogno di un altro libro di De Amicis, manca solo il Risorgimento, però!
A giudicare dalla quantità dei commenti, direi che tutti noi abbiamo qualcosa da (ri)dire sui ns. insegnati!
RispondiEliminaIo ricordo in maniera particolare la mia prof. di storia/ed. civica delle medie. La sua frase: "Imparate a pensare con la VOSTRA testa" mi è sempre rimasta stampata in memoria! Mi ha dato tanto, in termini di imparare a ragionare, a "pensare con la MIA testa", a confrontarmi criticamente con tutto quanto mi veniva proposto. Ci diceva spesso: "imparate a leggere le frasi non scritte: sono quelle che contengono la verità! Se qualcuno fa un'azione, pensa perchè la fa, oltre al motivo ufficiale"
Mi ha insegnato a pensare e di questo gliene sarò sempre grata.
Credo, purtroppo, che abbia lasciato questa valle di lacrime...
Un maestro alla sua prima volta, in terza elementare, che mi ha insegnato a leggere i romanzi per ragazzi. Un grande maestro irripetibile.
RispondiEliminaMa ho paura che il ministero non si farà impietosire dalla letterina dei bambini.
Io sono maestra e so di fare un mestiere fantastico. Finché ci saranno famiglie che vorranno affidarci i loro figli e finché ci saranno bambini che vorranno affidarsi a noi... Intanto ne approfitto e lavoro divertendomi
RispondiEliminaPerò bisognava parlare di maestri, non di professori.
RispondiElimina@Alberto: mi avevi promesso due parole sul maestro Rodini.
RispondiEliminaPungolato da Silla dico qualcosa anch'io. Nel corso dei cinque anni delle elementari ho avuto una maestra e un maestro. Erano pluriclassi, prima e terza, seconda quarta e quinta. Fausto nel suo commento dice che aveva l'incarico di accendere il fuoco d'inverno. Me le ricordo quelle monumentali stufe di cotto, e noi avevamo il dovere di portare ognuno o una pigna o un pezzo di legna. La maestra, la maestra Devotina, me la ricordo inflessibile ma giusta, ed era una specie di istituzione nel paese perché aveva insegnato a padri e figli. Rimasi con lei quattro anni, mi insegnò a leggere e a scrivere (questa me la ricordo ancora: che chi ghe ghi acca sì, ca cu co ga gu go acca no). Ero mancino e mi costrinse a scrivere con la destra, ma era un problema pratico perché si rischiava di macchiare il foglio con l'inchiostro fresco passandoci sopra con la mano sinistra. Adesso scrivo con ambo le mani, anche contemporaneamente. Rimase nubile. Il maestro Rodini, con cui rimasi un anno, era di tutt'altra pasta. Aveva, li sto calcolando adesso, più o meno quarant'anni, ed era fidanzato con una donna del paese che poi sposò. Al mattino arrivava sempre in ritardo, ma non di qualche minuto, di ore. Immaginatevi la bagarre. Io avevo il compito di stare di vedetta, quando lo vedevo spuntare in fondo alla via urlavo «U ariva» e alla bell'e meglio ci accomodavamo nei banchi. Era abbastanza manesco, a dire il vero io non fui mai picchiato, ma insegnava bene, soprattutto l'aritmetica, ma era scostante. Un'altra cosa mi insegnò, fuori della scuola e gli sono ancora grato, il gioco degli scacchi.
RispondiEliminaMi ricordo l'ora di musica col maestro Rodini. Sempre e solo canto corale. Due i motivi che ripetevamo all'inverosimile. L'inno d'Italia e una canzone che faceva così: "polenta dura rataplan, formaggio Olanda rataplan, è la vivanda rataplan, di noi marinà". Non mi sovviene se ci fosse un "rataplan" finale.
RispondiElimina@ Silla
RispondiEliminaHai fatto il " massame " ?
@fuin: ho dei vermi fantastici, ma c'è ancora troppa acqua. Lo faccio domani. Ciau.
RispondiEliminaLe maestre del tempo andato, con il loro fare burbero e con le giscate (bacchettate) sulle dita, provocano un grande rimpianto.
RispondiEliminaA Triora si è spenta alcuni mesi fa la maestra Egle, alla bella età di 102 anni. Per il suo centenario è tornata nella sua vecchia scuola, in cattedra, mentre nei banchi erano i suoi vecchi alunni. La attorniavano invece gli alunni (pochi!) delle scuole di oggi.
La sua emozione è stata grande, ma vi assicuro che avevo un groppo in gola grande così...
Già, peccato che questa "maestra" la letterina ai bambini l'ha dettata di persona, per poi approfittare del fatto di avere un figlio vice capo nazionale a Repubblica per ottenere una pagina intera sul giornale. E anche il commento di Lodoli, chissà se marchetta inconsapevole...
RispondiEliminaAh, visto che l'altro figlio della signora maestra lavora a La7 si è intuito anche come mai non è mancata la copertura televisiva.
E proprio oggi, tutta contenta di aver ottenuto ancora un anno di insegnamento, ha ribadito i suoi ringraziamenti alla signora Gelmini.
La stessa che di concerto con il resto del governo ha di fatto tagliato le immissioni in ruolo per i prossimi due anni, se si è fortunati. Chissà come la penserà quel precario che è rimasto fuori dal ruolo grazie alla conferma di una maestra più che settantenne con gravi lacune culturali e una spiccata avversione per i bambini che necessitano del sostegno.
Un collega della siora maestra.
Che tristezza, lasciatemelo dire, vedere il commento precedente. Mi ritrovavo casualmente a leggere il blog, a scorrere appassionatamente tutti i bei pareri, per imbattermi, soltanto alla fine, dentro un tricarne misto di invidia, rabbia e disinformazione. La scuola, nel suo corpo insegnante, si sa, non è immune da un simile mix, ma non pensavo si arrivasse fino al punto da tentare, soltanto tentare per carità, di rovinare una storia che ha invece nella purezza e nella genuità - anche se questo può sembrare retorico - la sua forza. Ecco, infatti, com'é andata veramente questa vicenda, e posso dirlo io che, da collega vicina alla maestra in questione, ne ho seguito passo passo tutti i piacevoli sviluppi.
RispondiEliminaCominciamo dalla letterina "dettata". Fandonie. Tutto è cominciato perché la maestra spiegava ai bambini i vari generi di composizione: a un certo punto ha affrontato quello relativo alla scrittura di una lettera. In questo ambito, prima di farli scrivere, ha chiesto ai bambini: a chi vorreste indirizzare una vostra lettera? Loro sulle prime ci hanno pensato un po', poi un alunno, al quale si sono subito accodati gli altri, ha detto: al ministro. Al ministro, e perché? Per chiedergli di farti rimanere a scuola. E così è realmente andata.
Quanto alla lobby dell'informazione, qui siamo al paradosso. Non volendo fare l'avvocato difensore di alcuno, ma, ribadisco, soltanto perché ho seguito da vicino ogni passaggio della vicenda, mi sembra doveroso far sapere che la scelta dedicata da un quotidiano nazionale alla lettera dei bambini al ministro non è stata certo influenzata da favoritismi o da un supposto quanto inverosimile interessamento privato. Così come nessun commento sulla carta stampata - anche se la disinformata, e lei sì, ben lacunosa collega ne cita soltanto il primo - sia stato sollecitato: come se firme della statura di Lodoli, appunto, Sofri o De Gregorio, o le altre innumerevoli che hanno voluto commentare la vicenda - proprio in un crescendo spontaneo simile a quanto accaduto in questo spazio - possano aver agito anche loro, guarda un po', sotto pressione.
La verità è che storia della maestra, collega di cui sono fiera e alla quale riconosco una passione e una professionalità rare da incontrare in questa professione, ha scatenato appena uscita una straordinaria attenzione da parte di tutti i media, interessati - come poi hanno dimostrato - alla bellezza e alla genuità della vicenda, e non certo veicolati da chicchessia. Meglio, di quasi tutti i media, perché soltanto una tv non se ne é mai occupata: La7. Un tentativo di depistaggio, non resterà a questo punto da replicare nel suo misero teorema alla mia frustrata collega. O chissà che altro. Ma lasciamole pensare o scrivere quel che vuole. Comprese le altre stupidaggini che hanno condito il suo velenoso commento.
Se però, dopo tante calunnie e tante falsità, avesse voglia di dare prova di carattere, la invito a gettare la maschera, a esporsi pubblicamente con il proprio nome e cognome - peraltro fin d'ora a me non difficile da individuare - rinunciando alla copertura del nickname, così da lei vigliaccamente utilizzato, per cofrontarsi invece alla luce del sole. Io farei immediamente lo stesso, rinunciando al mio.
Così, tra gli altri argomenti, potremmo meglio far sapere a tutti che la maestra protagonista di questa bellissima storia non ha rubato il posto a nessuno, in quanto impegnata in un progetto extracurricolare, e che - come si è a questo punto ben capito - di fronte all'ammirazione generale suscitata a tutti i livelli dalla lettera dei suoi bambini - loro i veri protagonisti della vicenda - lei si è sorprendentemente trovata a incontrare una misera ostilità soltanto in due-tre colleghe della sua stessa scuola. Tutto qua. Mistero del corpo insegnante.
Io alle scuole elementari...nn o cambiato mai maestra e ne vd fiera ;) :)
RispondiEliminaIo alle scuole elementari...nn o cambiato mai maestra e ne vd fiera ;) :)
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