Pagine

mercoledì 3 marzo 2010

La Ue succube delle multinazionali: sì alla patata transgenica

Patate

Parecchi anni fa passando davanti alle vetrine dei Fratelli Ingegnoli in corso Buenos Aires a Milano e vedendo un cartello con su scritto "Patate di montagna da semina" mi balenò un'idea.

Avevo sentito dire da mio padre e da mio nonno che i nostri antenati seminavano le patate in montagna, lassù a Gouta, nelle piccole praterie che si aprivano qua e là tra le grandi ombrose foreste di abeti. Una di queste praterie, u cåmpu di peiglin, è ancora di proprietà dei miei cugini, ma ormai è quasi sparita perché gli alberi si sono ripresi lo spazio. Seminavano dunque queste patate arando col bue e mettendo, uno via l'altro, i tuberi nel solco che veniva aperto dall'aratro. E quando era il momento della raccolta di nuovo il bue a rivoltare la terra.

L'idea che mi balenò fu di rifare, almeno una volta, quello che i miei avi avevano ripetuto per generazioni. Per la semenza come s'è visto nessun problema, e così chiamai a raccolta gli amici che si resero subito disponibili. Il più grosso ostacolo era trovare un bue, ma facendo girare la voce venni a sapere che ne esisteva uno a Camporosso, tenuto quasi come una reliquia. Per un'impresa del genere il suo padrone fu ben contento di metterlo a disposizione. Trovai anche la batteria e il filo elettrico per recintare il campo a difesa dei cinghiali, animali che nei secoli passati non esistevano fra quelle terre. Sarebbero state due feste. Quella della semina e l'altra del raccolto.

Poi vinse l'ignavia. Prima si defilò un amico, poi un altro e un altro ancora. Insomma non se ne fece niente e così regalai le patate a Elio Veziano che se le seminò per conto suo, non mi ricordo più dove.

Tuttora mi è rimasta la mania delle patate di montagna, che poi tanto mania non è, essendo questa pianta originaria delle altezze andine. Sono le migliori, le più gustose nelle loro infinite varietà perché conservano la rusticità antica assente invece in quelle reclamizzate col binomio imbecille di selenio e intelligenza.

Ieri la Commissione europea ha deciso l’autorizzazione alla coltivazione della patata geneticamente modificata Amflora, prodotta dalla multinazionale Basf. La decisione mette fine all’embargo sulle nuove colture geneticamente modificate, che resisteva nell’Ue dall’ottobre 1998.

Riporto quello che dice Carlo Petrini fondatore di Slow food:
Carlo PetriniSono allibito dalla decisione di Bruxelles. Vorrei capire come mai il nuovo commissario alla salute e alla sicurezza dei consumatori, il maltese John Dalli, abbia fatto cambiare idea alla Comunità europea: nel 2007 il suo predecessore, Staros Dimas, aveva bloccato la proposta. Nel frattempo, che cosa è successo? Non bisogna mai abbassare la guardia, questi non mollano mai.

Sono in ballo grandi interessi economici e si rimette tutto in discussione. Mi chiedo: gli Ogm non li vogliono i consumatori, non li vogliono molti governi, eppure loro non mollano. E così, insieme alla patata Amflora, ci infilano anche tre nuove coltivazioni di mais.

La nostra non è una battaglia ideologica: è una forma di legittima precauzione. Ci rendiamo conto che diamo questi cibi, attraverso l’alimentazione animale, anche ai nostri bambini? Non abbiamo riflettuto a sufficienza sui rischi che nascono dalle tecniche di allevamento intensivo. Si danno gli antibiotici anche ai pulcini, altro che...

Ho girato molti Paesi del Sud del mondo e la Chiesa di base è contraria. Non vogliono che i contadini siano nelle mani delle multinazionali. Ed è dimostrato che gli Ogm non sono necessari a combattere la fame nel modo, la prima battaglia deve essere quella della biodiversità. In India otto Stati hanno vietato la melanzana transgenica e noi in Europa diciamo sì alla patata? Ma che bisogno c’era?


La foto a Carlo Petrini la scattai durante la presentazione a Cavour del suo libro Buono pulito e giusto

18 commenti:

  1. un giorno caro Alberto non esisteranno più le sementi, quelle che abbiamo conosciuto conservate nei ripiani in cantina, o nei sacchetti di cotone, no un giorno ci saranno solo dei marchi depositati, il resto sarà un ibridume senza vita e senza storia.
    altro che le patate che piantava papà in Genseu, o quelle seminate dietro Muratone verso il vallone di Gia.. siamo figli di un mondo che è stato vinto, un mondo che non serviva più a nessuno, come dice Paolini.
    Baruffa

    RispondiElimina
  2. perché il no è dato da due ordini differenti di motivi, convergenti tra loro.
    uno è che non si sa cosa ci mettiamo in corpo (e poi aumentano le malattie, con gran gioia dei produttori di farmaci).
    due è che il controllo sull'agricoltura passa alle multinazionali che brevettano gli ogm.
    non è un motivo mistico, è una preoccupazione concreta.

    RispondiElimina
  3. La UE quando le interessa sa come non essere succube...

    RispondiElimina
  4. Condivido le preoccupazioni di Marcoboh...

    RispondiElimina
  5. Gli Ogm sono pericolosi per la salute e sono un modo per essere in mano a multinazionali senza scrupoli per quanto concerne il nutrimento mondiale.

    Sono molto preoccupato per questo revirement della UE che é sempre stata ferocemetne contraria agli ogm.

    Un brutto segnale che arriva da Bruxelles.

    RispondiElimina
  6. è sconfortante questa deriva senza dissensi e obiezioni.
    Il silenzio fa davvero male.

    W la patata!

    vabbè... m'è venuta così.

    RispondiElimina
  7. caro Alberto,
    io la penso come Bresanini.
    Occorre che tali tecnologie siano sviluppate a livello Statale, da ricercatori seri perché sono il futuro.

    Nessun panico, solo riflessione e, soprattutto, liberare la ricerca

    http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/

    RispondiElimina
  8. Continuando con la mia caccia alle buone notizie, stasera ho sentito che non soltanto la Coldiretti (che, diciamocelo, era anche prevedibile), ma pure il Ministro alle Politiche Agricole è contrario a quest'abominio (e, con lui, molti altri), quindi c'è da sperare che, nonostante la somma boiata dell'Unione Europea, questa ed altre porcherie geneticamente modificate non entrino mai in Italia (so che è riduttivo pensare solo al proprio "orticello", ma in questo caso divento egoista e penso a me ed ai miei compatrioti).

    RispondiElimina
  9. Ho comprato le patate bio d'alta montagna a Coumboscuro, ma dal prossimo anno le piantiamo nell'orto.
    Non comprerò prodotti OGM ed esigo (forse troppo esigere?) che quelli che lo sono vengano dichiarati tali.
    Originale seminare le patate in Gouta, ma che bisogno hai di andare fin lassù?
    Ricordo un tuo post con la foto del portone della ditta Ingegnoli,in via Pasubio, mio figlio da sei mesi ci abita proprio di fronte (nella casa di Ho Chi Min) quando ho visto il portone l'ho subito riconosciuto.
    Ciao Alberto.

    RispondiElimina
  10. Alberto mi ha fatto venire in mente i libri di José María Arguedas, "I fiumi profondi" e "Tutte le stirpi", con quell'alto Perú dove gli indios mangiano le patate con salsa di ají, cioè peperoncino piccante, e i cieli sono tersi e intensi, e il sole è al massimo della luce, e non ci sono pesticidi né O.G.M. - ma purtroppo ci sono lo stesso sfruttatori e sfruttati...

    RispondiElimina
  11. @Luca
    Grazie per la segnalazione. Il link è questo.

    @Viviana
    Grazie anche e te per le segnalazioni.

    @Filo
    Lassù in Gouta era solo per una dimostrazione. Allora tuo figlio abita QUI.

    RispondiElimina
  12. sandro oddo4/3/10 15:34

    Che tristezza! Anche le patate ci tolgono...La semina delle patate è per ogni anno un rito: prima le quarantine, poi le monalisa o le Bintje. E' bello e riposante seminarle, concimarle (con lettame) poi serchiarle. E' anche gratificante, perché hanno generalmente una magnifica resa. E il gusto, poi! Da noi, ad 800 metri, sono particolarmente gustose. Ne metto da parte qualcuna per seminarle, almeno sono sicuro che sono buone!
    Speriamo che le OGM non giungano mai in Italia!

    RispondiElimina
  13. gian paolo4/3/10 18:45

    Noi solo patate delle Terre di mezzo brigasche (finché c'è chi le coltiva).

    RispondiElimina
  14. Interessi...interessi... interessi...
    Nel nome degli interessi hanno cominciato a far danni tanti anni fa (prima ancora degli ogm)facendo sparire tutte quelle varietà di frutta e verdura ritenuti poco commerciabili.
    Ricordo ancora i profumo di mele, pere e pesche ormai introvabili. Magari erano bruttine, spesso troppo grandi (il loro "difetto") ma che sapori!
    Ormai perduti...

    RispondiElimina
  15. Oh, grazie Alberto! Sì, abita proprio in quella casa, sopra la trattoria della Pesa, al terzo piano.

    RispondiElimina
  16. Dietro la comunità europea c'è per caso la MONSANTO?

    Non capisco niente di agricoltura, ma mio marito, figlio di contadini e con l'anima da contadino, ha staccato moccoli in dialetto sardo, abbiamo della terra e ha promesso che se qualcuno prova a seminare qualcosa che non sia a lui noto, lo sotterra.

    Siamo alle soglie della nuova era:
    l'era dei signori della fame, decideranno loro se e quanto puoi seminare.

    RispondiElimina
  17. La Mussolini che malgrado tutto qualche volta riesce a essere spiritosa ha detto che la vera patata OGM è la Santanché.

    RispondiElimina
  18. Transgenetica, Stupida scenza, arrogante, ottusa, non ha capito ancora il suo sostenitore che l'uomo ha imparato a far piovere ma non a spiovere, scisso l'atomo ma senza sapere come degradare e rendere innocue le scorie radioattive.
    allora???

    RispondiElimina