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venerdì 21 dicembre 2007

I Sioux: «Non siamo più cittadini Usa»

Toro Seduto
Toro Seduto (foto da wikipedia)

Gli indiani Lakota, una delle tribù Sioux più leggendarie che ha dato alla storia figure come Toro Seduto e Cavallo Pazzo, hanno stracciato i Trattati firmati dai loro antenati con gli Stati Uniti più di 150 anni fa. Lo hanno annunciato due giorni fa alcuni rappresentanti della tribù.

«Abbiamo sottoscritto 33 trattati con gli Stati Uniti che non sono stati rispettati», ha dichiarato Phyllis Young, una militante della causa dei nativi americani che ha contribuito a organizzare nel 1977 la prima conferenza internazionale sui diritti degli indiani. Russel Means, in una conferenza stampa a Washington, ha precisato che passaporti e patenti saranno consegnati a tutti gli abitanti del territorio che rinunceranno alla loro cittadinanza statunitense.

I Sioux rimangono impressi nella storia americana per la battaglia del Little Bighorn, dove sconfissero e sterminarono il Settimo cavalleggeri del colonnello Custer. Non tutti sanno che da quel massacro si salvò il trombettiere John Martin che era stato inviato a chiedere soccorsi. Questo John Martin altri non era che Giovanni Martini partito da Apricale (IM) per il Nuovo Continente in cerca di fortuna. È stato l'amico Marco Cassini che alcuni anni fa con una ricerca documentatissima aveva identificato nel militare americano il proprio compaesano. Da allora altri paesi italiani, con nuovi documenti, hanno avanzato altre ipotesi sui natali di quest'uomo. E anche Marco ultimamente non sembra più tanto convinto delle certezze precedenti. Ciò non ha impedito all'altro amico, Claudio Nobbio, poeta e scrittore e artista, anche lui di Apricale ma cittadino del mondo, di scrivere un libro su questo ormai mitico trombettiere.

9 commenti:

  1. Giustamente si parla sempre dello sterminio degli ebrei, ma quanti altri stermini consumati sono passati nel dimenticatoio. Quello dei nativi americani non è che uno.

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  2. Di John Martin parla anche Achille Maccapani nel suo ultimo romanzo: Delitto all'Aquila Nera.
    Quando ho letto il tuo post il cervello ha cominciato a frullare perché la cosa non mi era nuova. La mia memoria ultimamente ha un po' rallentato, ma funziona ancora.
    Auguri!

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  3. Auguri anche a te, poi te li do anche a casa tua.

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  4. Attenti agli Apricalesi !! Sono inaffidabili. Una volta due di loro, per ingannare un pò il tempo, hanno bruciato il comune.

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  5. Più che inaffidabili sono decisi, quando serve. Io li ho conosciuti Celin e Pisceta, che andavano sempre in coppia. Se avevano dato fuoco al Comune forse un motivo ce l'avevano.

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  6. Caro Alberto, il tuo amico Marco Cassini si è inventato tutto. Me lo ha confessato, anni fa, Danila, figlia di Dante e sorella di Graziano. Anche Gè me lo ha detto. C'è una sbornia colossale alle spalle di questa storia. Maturata, a metà di settembre, nella colonia di Foa. Era il 1994. Si, proprio nella notte in cui una giovane volpe, indisturbata, fece razzia di tutti i fichi che il "prode" Marco aveva raccolto il giorno prima, con inumana fatica, nella proprietà di suo suocero.

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  7. Dal bellissimo libro di Fabio Galvano, Indians, storie di un popolo perduto (che consiglio:
    "Genocidio? Certamente. La conquista europea dei continenti americani fu forse il più capillare e intenzionale genocidio della storia umana, nem più grave dei tremendi avvenimenti del XX secolo. Ma nel bilancio dei morti si indica, attraverso quattro secoli di conflitto, una cifra da capogiro: 92 milioni di persone, tutte vittime della cupidigia europea. Limitiamoci però agli indiani del Nord America. Si calcola che, all'arrivo dei primi esploratori europei, la popolazione indiana del continente americano a Nord del Messico, in quelli che sono oggi Stati Uniti e Canada, contasse fra 8 e 12 milioni di persone. Alla fine derlle guerre indiane - e come riferimento si fa il 1890, con il massacro di Wounded Knee che piegò l'ultima resistenza dei Sioux - ne restavano al massimo 400 mila".
    E inoltre:

    "Unico a salvarsi fu Curly, Ricciuto, uno Scuot dei Corvi che, dopo le prime fasi del combattimento, era stato mandato verso la colonna di Gibbon per riferire che cosa stava accadendo. Era riuscito a fuggire avvolgendosi in una coperta alla maniera dei Sioux. Dopo avere portato il suo messaggio finì in pasto ai giornalisti: ce n'erano di pessimi anche allora e la vicenda di Curly fu ingigantita a dismisura, fino a farne il testimone - che non era stato - della morte di Custer, l'unico sopravvissuto al Last Stand sul Little Bighorn".

    Mi dispiace di aver fornito quest'ultima informazione che avevo deciso di tenere per me, nel rispetto di Marco Cassini, ma l'argomento mi ha stuzzicato e da anni sto studiando il triste fenomeno indiano (anche il mio nickname lo comprova...).

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  8. Io sono e rimango sempre convinta che Cristoforo Colombo non ha scoperto l'Ameria, bensì ha invaso l'America... Quando è arrivato i cosidetti "americani" lo sapevano già di esistere! Il fatto è che i patti vanno rispettati almeno da due parti: mi risulta invece che gli oriundi americani (quelli che adesso comandano là) non sempre li abbiano rispettati... Quindi a questo punto i Sioux hanno tutto il diritto di dire ciò!

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