Luciano Lutring foto Alberto Cane ©
Io andavo in giro con una Smith & Wesson della polizia canadese senza pallottole. Certe volte per fare il ganzo facevo finta di sparare. Pim, pam, pum, il rumore lo facevo con dei petardi schiacciati sotto gli stivali. Andavo a ballare, giravo su una vecchia Cadillac nera, facevo il macho, quando stringevo una ragazza invece di farle sentire il canarino le facevo sentire la pistola. Ero un sognatore.
Un giorno mia zia Vittoria mi chiese di andare a pagare una bolletta alle poste. Io andai. Ma l’impiegato era lento e detti un pugno sul bancone. Nel movimento si vide la pistola che portavo sotto la cintura. L’impiegato si spaventò, credette che fosse una rapina e mi consegnò i soldi. Io pensai: “È così facile?”. E me ne andai col bottino. Due milioni all’epoca, bei daneé. La benzina costava 75 lire, il caffè 20, il giornale 15. Con i miei amici, andammo con la Cadillac al mare. Rubavamo i portafogli alle ragazze che si tuffavano per fare il bagno e lo lasciavano nelle macchine sotto il tappetino. Li chiamavamo “volini”, colpi al volo. A noi ci chiamavano “la banda del Settebello” perché tra tutti eravamo sette.
Poi una sera vedemmo una Mg con due farlocche svizzere e gli rubammo le valigie. Ma io mi innamorai di una delle due, Yvonne, e le ridetti le valigie. Colpo di fulmine. La sposai 40 giorni dopo. Yvonne era un’entreneuse. A quei tempi le entreneuse erano gran signore. Si presentò da mia madre con tacchi da 13 centimetri, truccata, capelli lunghi, guanti fino a qua. Mia madre aveva il cappellino con la veletta. Le prese un colpo. Ero fidanzato con una ragazzina di quartiere, la Giannina. Quando le mettevo le mani sotto la gonna c’aveva le mutande fatte con l’uncinetto, ti pungevano, sembravano un antifurto. Rob de mat. A me piacevano le calze di seta, le giarrettiere. Comprendi quello che dico? Ero un sognatore, sognavo la Mangano, la Pampanini.
Da un'intervista a Claudio Sabelli Fioretti. Da leggere tutta, che è uno spasso.
Un giorno mia zia Vittoria mi chiese di andare a pagare una bolletta alle poste. Io andai. Ma l’impiegato era lento e detti un pugno sul bancone. Nel movimento si vide la pistola che portavo sotto la cintura. L’impiegato si spaventò, credette che fosse una rapina e mi consegnò i soldi. Io pensai: “È così facile?”. E me ne andai col bottino. Due milioni all’epoca, bei daneé. La benzina costava 75 lire, il caffè 20, il giornale 15. Con i miei amici, andammo con la Cadillac al mare. Rubavamo i portafogli alle ragazze che si tuffavano per fare il bagno e lo lasciavano nelle macchine sotto il tappetino. Li chiamavamo “volini”, colpi al volo. A noi ci chiamavano “la banda del Settebello” perché tra tutti eravamo sette.
Poi una sera vedemmo una Mg con due farlocche svizzere e gli rubammo le valigie. Ma io mi innamorai di una delle due, Yvonne, e le ridetti le valigie. Colpo di fulmine. La sposai 40 giorni dopo. Yvonne era un’entreneuse. A quei tempi le entreneuse erano gran signore. Si presentò da mia madre con tacchi da 13 centimetri, truccata, capelli lunghi, guanti fino a qua. Mia madre aveva il cappellino con la veletta. Le prese un colpo. Ero fidanzato con una ragazzina di quartiere, la Giannina. Quando le mettevo le mani sotto la gonna c’aveva le mutande fatte con l’uncinetto, ti pungevano, sembravano un antifurto. Rob de mat. A me piacevano le calze di seta, le giarrettiere. Comprendi quello che dico? Ero un sognatore, sognavo la Mangano, la Pampanini.
Da un'intervista a Claudio Sabelli Fioretti. Da leggere tutta, che è uno spasso.
Ieri sera all'enoteca "La ligera", che in milanese vuol dire la mala, e dove se no?, incontro con Luciano Lutring a raccontare la sua vita. Saletta pienissima di fans di questo ex bandito doppiamente graziato (dallo Stato francese e da quello italiano) per meriti artistici e letterari. Un'ora e mezza tirata di ironia e autoironia, fra ripetuti applausi, che si è snodata lungo tutta la "carriera" di questo rapinatore solitario fuori dagli schemi classici della "banda". Era la prima volta che lo vedevo da vicino. Fisico e verve da attore consumato, un artista in ogni senso. Mi ha fatto venire in mente questo post di Lara dove si parla dei bivi della vita che non hanno segnaletica. Sì, quelli che imboccano le strade maestre del nostro futuro non si sa mai dove ci potranno portare. Va da sé che questo discorso vale per quelli che vivono e non per quegli altri che si lasciano vivere, ché questi ultimi i bivi li imboccano per inerzia.
Technorati Tags:
Non conoscevo questo personaggio ma ti ringrazio per averne parlato. Andrò in cerca di qualcosa di più di quel che dice Wikipedia.
RispondiEliminaGrazie ancora
Certo che il mondo è bello perchè è vario. che strano tipo. Davvero.
RispondiEliminaLutring mi ha sempre dato l'idea di sapere benissimo che personaggio interpretare, a comunciare da quella custodia di violino, uno degli aneddoti più efficaci della "Milano Calbro9".
RispondiEliminaÈ spy story, consapevolezza dell'io, storie di lotte e di sottane che si raccontano inserendo Bach come sottofondo piuttosto che i rantoli delle vittime...
Forse l'intervista di Sabelli Fioretti è più vera che mai...
a parte la forma ortografica: su quella sospetto ci siano stati inteventi...
PS credo tu abbia capito che non abbiamo idee comuni, ma che non ho intenzione di fare polemiche (mi piace il confronto): ti suggerisco quindi la visione di un film, nelle sale ora... "l'Onda". La storia fa pensare, e parecchio...
Non ci sono più i gangster di una volta...
RispondiElimina...è un personaggio che va contestualizzato, come i personaggi di De Andrè che non esistono più in quanto non esiste più un certo ambiente e una certa cultura. Molti di questi personaggi che noi oggi forse definiremmo border-line sono rimasti fedeli alla loro immagine, e non per snobbismo, altri, oggi interpretano cosa sono stati.
RispondiEliminaLuciano Lutring è una persona veramente complessa e interessante.
RispondiEliminaSono a leggere la sua biografia su Wikipedia.
*Bella foto.
ps: parlo e scrivo in italiano ma con molti errori.;))
Sono di origine italiana, in passato, la mia famiglia è venuto da Milano.
Sill
Cassandra
RispondiEliminaGrazie per il commento. Ben vengano le voci dissenzienti da quello che dico io. Se poi hanno la forma garbata come la tua ancora meglio.
Il film che mi consigli era già nella lista d'attesa.
in pratica, ognuno imboccherebbe i bivi che si merità?
RispondiEliminaNon facciamo di un bandito un eroe. Non era Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri.E non credo che la scelta di fare il fuorilegge sia stata tanto consapevole e coraggiosa, visto che ha chiesto due volte la grazia della pena! Quel che non capisco è perchè la "pecorella smarrita " debba essere riammessa nel gregge con gaudio e festa arrostendo il vitello più grasso, mentre chi ha sempre fatto il proprio dovere è preso a calci in faccia e si sente anche dire che è una pecora!!
RispondiEliminaIl gusto, la liberta', l possibilità, l'esigenza di poter scegliere la strada da percorrere
RispondiEliminaesilarante il pezzo
ciao alberto
A volte basta un nulla per cambiare una vita, soprattutto se mancano i cartelli indicatori ....
RispondiEliminaEro un giovanotto al' epoca delle gesta di Lutring.
Non esprimo giudizi sul solista del mitra perche' quando mi viene voglia di criticare qualcuno, mi ricordo che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che ho avuto io.
Vale
Conosco poco il personaggio.
RispondiEliminagrazie Al per l'occasione....
g
Mi documenterò anch'io per saperne di più.
RispondiEliminanon sapevo granchè su questo personaggio, ma ora ne so di più
RispondiEliminaerano altri tempi...è stato arrestato nel 65 cioè molto prima dell'ondate delle classiche rapine anni 70 e appunto era classificato "pericolo pubblico N.1" in Italia e Francia...ha inventato lui il genere "rapina a mano armata" all'inizio del boom economico anni 70...è la classica immagine "romantica" del rapinatore che non uccide nessuno, che dà i soldi rubati ai poveri, che si gode la vita senza rompere a nessuno...nulla a che vedere con cosa succede oggi...
RispondiElimina