Quando tempo fa pubblicai un post con un titolo uguale erano le massaggiatrici thailendesi che me l'avevano ispirato. E m'è venuto in mente quando ho fotografato in questi giorni che sono al paesello le dita veloci delle donne che intrecciavano foglie di palme per farne dei parmureli. Verranno portati dai bambini domenica prossima che sono le Palme. E mi ricordo quando ero io bambino che questo parmurelu veniva agghindato con caramelle e cioccolatini.
Sto un po' mischiando il sacro col profano rispetto alle mani femminili, ma non è così la femmina?
Penso che sia solo una consuetudine ligure questa dei parmureli. A Milano sono solo fronde di ulivi.
Dalle vostre parti com'è la tradizione, se tradizione rimane ancora?
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Queste palme intrecciate le avevo già viste quando ero stato in liguria intorno a Pasqua: bellissime! Da noi solo rami di ulivo...
RispondiEliminaEra così bello andare a Messa con quel parmurelu in mano...
RispondiEliminaA Sorrento e dintorni si benedicono rami d’ulivo addobbati con piccoli formaggi, nastri o confetti e si producono artistiche palme di confetti, bianche o colorate. Una leggenda narra che cinque secoli fa durante la benedizione delle palme un’improvvisa tempesta affondò le navi saracene, pronte ad assalire per l’ennesima volta la popolazione costiera. Dal naufragio si salvò solo una schiava che fu accolta da un pescatore. In segno di gratitudine regalò ai sorrentini una manciata di confetti portati dalla sua terra. Da questo gesto di pace e riconoscenza sarebbe nata la tradizione delle palme di confetti.
RispondiEliminachissà se mia mamma anche quest'anno mi darà l'ulivo. quasi vado a messa pure io. ma non so ho paura che possa aprirsi una voragine:)
RispondiEliminada noi in sardegna si fanno ancora proprio così...!
RispondiEliminaio qua in provincia di milano ho sempre visto le palme intrecciate così per la domenica delle palme.
RispondiEliminama non ho mai visto farlo fare, immagino siano un prodotto "importato"
In Sardegna si usano sia le palme intrecciate sia le fronde d' ulivo.
RispondiEliminaLe palme intrecciate esistono, come in Liguria d' altronde, di tutti i tipi, grandissime, grandi, medie, piccole, piccolissime, semplicissime (palmetta a forma di croce) e elaboratissime da esporre sugli altari.
Sempre in auge è la tradizionale benedizione delle palme, che ha luogo la domenica omonima. Queste palme vengono conservate per un anno intero e poi bruciate per evitare profanazioni. Rappresentano la benedizione che entra in tutte le case; ma nel subconscio resta un fondo di superstizione che vi identifica amuleti contro il malocchio. Alla stessa stregua erano considerati alcuni ciondoli che si realizzavano anticamente in alcuni centri: fra i tanti, ''su ziddu e su giuàli'', confezionati con foglie o legno di palma in alcuni paesi dell’Oristanese, che si dovevano tenere al collo come panacea per tutte le malattie.
Tutti i riti religiosi sono organizzati dalle confraternite alle quali, in effetti, è ormai rimasto solo questo compito, essendo venuti meno quelli istituzionali di assistere, confortare e dar sepoltura ai condannati a morte. Durante i riti, poiché le campane tacciono, vengono utilizzati particolari strumenti in legno che producono suoni lugubri: ''matràccas, arrèulas, taulìttas, rainèddas, reo-reo'', e simili. Con questi strumenti le confraternite accompagnano in processione i simulacri.
Notevoli sono poi i riti della settimana santa che hanno influenze spagnole.
Attento ai pesci.
Vale
Ramoscello di ulivo, solamente quello.
RispondiEliminaBellissimi però i vostri parmureli.
Le mani delle donne sono eccellenti, eccezionali, fantasiose.
RispondiEliminaMa stavolta il mio cuore piange.
Per preparare quell'adorno si ferma la vita di una palma almeno di un anno, giacché usualmente, ripeto usualmente, sono foglie che vengono dal cuore, dalla nuova vegetazione della palma. Ahimè!
Rino, triste.
Se il Rhynchophorus ferrugineus, chiamato comunemente Punteruolo Rosso, continuerà a distruggere i palmeti, la Domenica delle Palme verrà abolita ???
RispondiEliminaCosa ne pensano in Vaticano ?
Le profilassi a tutt'oggi utilizzate per debellare la malattia sono conformi ai dettami della Chiesa o ci sono delle remore ?
Pia ...a me sun mexiau u belin cun u servelu...
Anche io -circa-circa- come il primo commento... solo rametti (neanche fronde) di ulivo e stop.
RispondiEliminaNon conoscevo neppure l'esistenza di questa palme intrecciate; splendide.
No, non li conoscevo.
RispondiEliminaGrazie oggi so una cosa in più!:)
Quando ero piccola, la domenica delle palme, all'uscita dalla messa davanti alla chiesa di sant'Agostino, c'era il fotografo (credo Mariani) che scattava le foto ai bambini. Ne conservo una in cui tengo in mano un "parmurelu" accanto a una pecorina finta e un uovo di Pasqua grande come me sopra un tappetino di erba sintetica.
RispondiEliminaCiao Alberto.
io ho un cappello fatto così... preso a S. Domingo :)
RispondiEliminaSo che gli Anglicani si incontrano il sabato prima per realizzarle insieme (alcuni, chi vuole) per poi darle la domenica seguente in chiesa.
RispondiEliminaSolo una parola: "Nonna".
RispondiEliminaPer vedere questa manualità devo scalare di due generazioni nella mia famiglia.
In Sicilia le ho viste, uguali. cambierà solo il nome.
RispondiEliminaMi hai bruciato sul tempo;))
RispondiEliminaLe mani delle donne sembrerebbero le più idonee a fare certi lavori, ma non è sempre così.
Io che svolgo un lavoro prettamente artigianale posso dirti che la manualità è una dote, poi c'è la passione che metti durante un lavoro e se ti piace fare certe cose.
Esistono mani d'oro sia femminili che maschili......
Ciao da non molto lontano.
Mi ricordo solo ramuscelli d'ulivo, sia in Piemonte che in Friuli.
RispondiEliminaPoi se in questi ultimi anni le abitudini siano cambiate non so!? :-)
Dalle mie parti si fa proprio così, con le palme. Cioè lo fanno le persone, uomini e donne, dotate di abilità manuale; di cui sono ahimé totalmente sprovvista.
RispondiEliminaEcco ho letto Gturs, condivido ciò che dice lei. A Pier Luigi Zanata vorrei dire che una volta ho provato a bruciare, come da rito, quelle vechie; ma è stato un fallimento: non bruciavano as-so-lu-ta-men-te.
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